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Contributo al Pil, più servizi che industria

fatturato_serviziPiù servizi che industria. Anzi, a dirla tutta, gli aumenti del settore dei servizi e dell’agricoltura hanno compensato l’arretramento registrato nel comparto dell’industria. Un trend, quest’ultimo, osservato nelle ultime settimane del 2015 e ancora all’inizio del 2016.
La stima ufficiale dell’Istat arriverà a marzo, ma nel quarto trimestre del 2015 il Prodotto interno lordo (Pil) dovrebbe essere cresciuto dello 0,1% rispetto al periodo precedente per attestarsi, nell’anno, a +0,6%, al di sotto cioè delle previsioni del governo, che nella nota di aggiornamento del Def per il 2015 aveva indicato una crescita dello 0,9%.
“La variazione congiunturale – spiega l’Istat – è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto nel comparto dell’industria e di aumenti in quelli dell’agricoltura e dei servizi”. In verità, come osservato nell’aggiornamento del Rapporto Analisi dei Settori Industriali Prometeia-Intesa Sanpaolo, il fatturato dell’industria chiude il 2015 con una crescita superiore al 2,5% “e diffusa a tutti i settori”.
Quello che è successo, proprio allo scadere, è stato il rallentamento delle vendite sull’estero a causa di quei fattori d’incertezza a livello internazionale che stanno modificando gli scenari macroeconomici. Al contrario, il settore dei servizi ha saputo reagire meglio in quanto più legato alla domanda interna e dunque meno esposto ai rischi al ribasso.
A inizio anno, però, anche il settore dei servizi ha registrato un’espansione ad un ritmo più lento di quello rilevato a dicembre 2015, tanto in Italia quanto nell’Eurozona. L’Indice PMI dei Servizi elaborato da Markit si era attestato, infatti, a 53,6 punti dai 55,3 punti di dicembre (oltre la soglia base di 50 punti l’attività economica si trova in territorio positivo), comunque in espansione da 11 mesi consecutivi. Nell’Eurozona il valore si è collocato nel mese di gennaio a 53,6 punti dai 54,2 punti di dicembre.
Ad ogni modo il settore dei servizi è quello che ha saputo affrontare meglio gli anni della crisi anche sul fronte del mercato del lavoro. Si è trattato dell’unico settore di attività economica a non risentire troppo negativamente degli effetti recessivi, facendo segnare 267.727 addetti tra il 2008 e il 2015, per una variazione positiva dell’1,74%. Secondo una recente indagine di ImpresaLavoro nel periodo 2008-2015 il calo degli occupati nell’agricoltura è stato del 3,35% (-28.636) e dell’8,76% (-431.737) nell’industria.

 

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