I numeri dellʼimprenditoria giovanile
Il mercato del lavoro italiano è caratterizzato da una scarsa partecipazione dei più giovani: secondo l’ISTAT, a febbraio il tasso di disoccupazione giovanile – ovvero la quota dei giovani 15-24enni in cerca di un impiego sul totale della forza lavoro – era pari al 39,1%. Ottenere un impiego (o trovarne uno nuovo) è spesso difficile e così alcuni giovanissimi hanno deciso di seguire la via dell’auto-imprenditorialità.
Secondo la Camera di commercio di Monza e Brianza, nel 2015 le nuove ditte individuali, guidate da un under 25 e iscritte nel Registro imprese, sono state oltre 22mila. La maggior parte delle quali ha sede in Lombardia (3.281) e Campania (2.875).
La Camera di commercio di Monza e Brianza osserva che la quota di imprese individuali con un titolare under 25 è superiore nelle regioni meridionali – in particolare, l’incidenza più elevata si registra a Napoli, Palermo e Crotone – e in quattro “realtà lombarde” (Varese, Lecco, Monza e Brianza, Bergamo).
Naturalmente le aziende dei giovani italiani non sono immuni alle difficoltà della crisi economica: rispetto ad un anno fa, le imprese under 25 attive sono tremila in meno (-5,6%). Tra chi tenta la via dell’auto-imprenditorialità, la maggior parte decide di farlo nei servizi – 22,2 titolari di impresa individuale con meno di 25 anni ogni mille – nei servizi di alloggio e ristorazione (35,1) e in quelli di supporto alle imprese, tra cui agenzie di viaggio e noleggio (37,8). Mentre la quota dei titolari under 25 non supera i 20 ogni mille nell’industria (14,4) e nell’agricoltura (9,8).
L’importanza degli imprenditori più giovani era stata sottolineata recentemente anche da Movimprese, l’indagine condotta da Unioncamere-Infocamere. Secondo cui, senza il contributo degli under 35, che nel 2015 hanno aperto 120mila aziende e ne hanno chiuse 53mila, lo scorso anno lo stock complessivo delle imprese avrebbe fatto registrare una perdita di 21mila unità.