Delude la produzione industriale (ma non solo in Italia)
La battuta d’arresto della produzione industriale italiana certificata dall’Istat appare in verità in linea con quanto registrato in altri paesi dell’Eurozona e dell’Ue, a conferma cioè di un più generico rallentamento dell’economia. A maggio 2016, osserva l’Istat, l’indice destagionalizzato della produzione industriale è diminuito dello 0,6% rispetto ad aprile, medesimo calo su base annua (-0,6% su maggio 2015), la prima diminuzione tendenziale dell’anno. Nella media del trimestre marzo-maggio, invece, la produzione è aumentata dello 0,1% appena rispetto al trimestre precedente.
Ma il trend è piuttosto in linea con le altre realtà europee. In Germania, ad esempio, si è registrato un crollo dell’1,3% dopo il +0,5% di aprile, la flessione più marcata da 21 mesi. In Francia, nello stesso periodo considerato, la produzione industriale ha evidenziato una contrazione dello 0,5% su base mensile (peggio di quanto atteso), ma un aumento dello 0,5% su base annua.
La Spagna ha fatto registrare una crescita della produzione industriale dell’1%, ma si tratta in questo caso del tasso di crescita più basso negli ultimi 16 mesi. Considerando l’Ue28, meglio del previsto il Regno Unito – il cui dato si riferisce al periodo precedente il referendum sulla Brexit, che si è votato a giugno –: l’indice della produzione industriale a maggio registra un calo dello 0,5% sul mese dopo il +2,1% rivisto di aprile. Tuttavia gli analisti avevano previsto un contrazione dell’1% e su base tendenziale l’aumento è dell’1,4%, anche qui sopra le attese sebbene inferiore al ritmo del mese precedente (+2,2%).
I dati, insomma, sembrano mostrare un campanello d’allarme non trascurabile, alla luce dell’attuale fase di incertezza economica che sta caratterizzando l’economia non solo italiana ma anche europea, soprattutto dopo l’esito del recente voto britannico, già messe a dura prova dal rallentamento del commercio mondiale. Non a caso nelle prospettive di breve termine, l’Istat aveva avvertito del rischio di un’ulteriore decelerazione. Possibilità che si sta osservando anche in quei paesi economicamente più solidi, come la Germania.