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Airbnb, una start-up da 30 miliardi di dollari

di Umberto Schiavella

airbnbLo scorso anno la sua valutazione era pari a 25,5 miliardi di dollari. Fondata nel 2007 dagli studenti di design Joe Gebbia, Brian Chesky e dal programmatore web Nathan Blecharczyk, Airbnb a fine giugno ha raccolto un miliardo di dollari dalle banche, dopo aver ottenuto 2,39 miliardi di dollari da oltre 30 investitori. Dopo i finanziamenti con capitale di rischio (ricevuti da Y Combinator, Sequoia Capital, Baillie Gifford, Jeff Bezos e persino dall’attore Ashton Kutcher), ora accetta anche capitale di debito da banche del calibro di JP Morgan, Citigroup, Bank of America e Morgan Stanley.
Una serie di operazioni che hanno portato la start-up ad un valore complessivo di 30 miliardi di dollari diventando così il secondo unicorno più valutato negli Stati Uniti, seconda solo a Uber con i suoi 62,5 miliardi di dollari.
Presente in 191 paesi e in 34 mila città del mondo, Airbnb ospita più di 2 milioni di annunci e l’Italia è diventata uno dei suoi punti di forza. Infatti, dagli ultimi dati pubblicati dalla società di San Francisco, emerge come il nostro paese sia diventato il terzo mercato al mondo per numero di annunci. Nel 2015 Airbnb ha generato in Italia un indotto economico stimato in 3,4 miliardi, pari allo 0,22% del Pil, con 3,6 milioni di turisti accolti per una media di 26 notti annue prenotate e l’equivalente di circa 98 mila posti di lavoro. Sono circa 82.900 gli italiani che hanno offerto ospitalità, 20 mila solo tra Roma e Milano, in 83.300 host con un guadagno medio di 2.300 euro l’anno. Sempre nel 2015, solo in Toscana, sono stati circa 364 mila i turisti che hanno scelto Firenze come meta delle loro vacanze, pernottando in media per 3,2 notti e con una spesa di circa 169 euro per soggiorno. Una grande opportunità per chi vuole andare in vacanza con costi contenuti, ma, allo stesso tempo, una grande opportunità per il nostro paese, infatti, si calcola che il 28% dei turisti, senza Airbnb, non sarebbe venuto in Italia o sarebbe rimasto per meno notti. Il 76% del campione si è detto propenso ad un ritorno nel nostro paese proprio grazie all’esperienza vissuta. Sono le case ad andare per la maggiore, il 73% degli annunci riguarda abitazioni intere, mentre il 26% riguarda stanze private e solo l’1% stanza condivise. Un fenomeno che ha permesso agli host italiani di ricavare 394 milioni di euro nel 2015 accogliendo turisti che hanno speso circa 2,13 miliardi di euro nelle attività commerciali locali. L’87% dei proprietari, di cui il 53% sono donne, ha solo uno o due annunci attivi sul sito di Airbnb e, sempre nel 2015, hanno accolto in casa propria ospiti per una media di 24 notti in totale con i visitatori che si sono fermati poco più di tre notti ciascuno. Sempre secondo la ricerca, il 96% degli utenti di Airbnb sceglie di prenotare un alloggio privato per questioni economiche e per il 30% la vacanza sarebbe stata più breve qualora non vi fossero state delle soluzioni alternative come Airbnb. Se si prendono in considerazione i prezzi di alcune località turistiche europee più gettonate come la Toscana in Italia, l’Algarve in Portogallo o Maiorca in Spagna, si scopre come la scelta di utilizzare Airbnb ha permesso di risparmiare una media di 252 euro al giorno, più o meno una somma equivalente al 59% del costo di due camere doppie presso strutture ricettive tradizionali. Ma non si tratta solo di risparmio. Oltre alle garanzie fornite dalla piattaforma per l’80% delle persone il vantaggio principale offerto dalla Start-up della Silicon Valley è la possibilità di avere un contatto diretto con i proprietari degli alloggi fina dal primo momento, oltre alla possibilità di pagare con carta di credito, accredito che andrà sul conto del padrone di casa solo 24 ore dopo il check-in dell’ospite, l’assistenza 24 ore su 24 e sette giorni su sette e la garanzia assicurativa per la responsabilità civile che copre tutti gli host Airbnb.
La concorrenza intanto corre ai ripari. Booking.com ha ampliato la sua offerta con la sezione “Home&Apartments” con circa 50 mila case e appartamenti in Italia, concentrati soprattutto a Roma. A livello globale Booking.com propone ben 22 milioni di strutture, di cui tre milioni alternative alla classica ospitalità alberghiera. Una mossa che sembra però essere offuscata dall’ennesima novità della società californiana che, a sorpresa, la scorsa settimana ha siglato con Carlson Wagonlit Travel, American Express Global Business Travel e BCD Travel, le tre maggiori travel management company del mondo e con il quale il business travel entra ufficialmente nel mondo della sharing economy. Airbnb aveva già attivato un comparto dedicato al business travel lanciando lo scorso anno il servizio Airbnb for Business dedicando circa due milioni di alloggi a questo segmento (per tipologia, servizi, orari di check-in, condizioni di cancellazione e disponibilità dell’host) e identificati come “business travel ready”, tanto che oggi il 10% degli utenti Airbnb sono viaggiatori d’affari.

 

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