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Usa 2016. Cleveland incorona Donald Trump

di Valentina Merlo

trump_cleveland“Sarò la voce di chi non ne ha”. Donald Trump lo ha promesso parlando alla platea di Cleveland, dove si è tenuta la Convention repubblicana, mentre accettava la nomination a candidato presidente. Trump ha ottenuto l’investitura superando la soglia fissata a 1.237 delegati. Eppure, nonostante il clima di festa, non sono mancate le divisioni, con Ted Cruz in testa che in cambio ha ricevuto non pochi fischi.
La spaccatura tra i due principali rivali alle primarie repubblicane è emersa in tutta la sua profondità a Cleveland, quando il senatore del Texas ha negato il suo sostegno al candidato alla Casa Bianca. Evidenziando così quelle distanze che ancora persistono all’interno del Grand Old Party. La Convention è stata caratterizzata dagli abituali attacchi alla candidata democratica, Hillary Clinton, che hanno avuto lo scopo di consolidare il partito intorno alla necessità di fermarla. La conduttrice televisiva Laura Ingraham l’ha accusata di non rispettare le leggi, e il governatore del Wisconsin Scott Walker ha detto che l’America non si può permettere altri quattro anni di prolungamento della fallimentare amministrazione Obama. Poi è stata la volta del figlio minore di Trump, Eric, che ha esaltato il padre come l’unica persona in grado di combattere per chi vuole la libertà, la crescita economica, la difesa del diritto di comprare le armi, ma anche chi non vuole che le proprie attività imprenditoriali siano soffocate dalle regole burocratiche, o le scuole dei propri figli siano dominate dagli interessi dei sindacati. Tutto secondo copione, fino a quando  è salito sul palco Ted Cruz. I delegati si aspettavano che il suo discorso segnasse la fine della rivalità delle primarie, con un “endorsement” simile a quello già fatto in campo democratico da Sanders, che si è impegnato a fare tutto il possibile perché la Clinton venga eletta.

Il senatore del Texas ha tenuto un discorso sui valori in gioco nelle prossime elezioni che vanno difesi, limitandosi a fare “le congratulazioni a Donald Trump per aver ottenuto la nomination alla Casa Bianca”. I delegati, dopo un tiepido applauso, hanno cominciato a urlare il nome del candidato, “Trump! Trump! Trump!” sempre più forte, per incoraggiare Ted ad appoggiarlo. Cruz si è così rivolto alla delegazione dello Stato del Tycoon che era in prima fila: “Apprezzo molto l’entusiasmo della delegazione di New York”, e invitando tutti gli elettori a “votare secondo coscienza per il gruppo di candidati che più garantiscono di rispettare la Costituzione”. A quel punto metà dei delegati si sono alzati in piedi per fischiarlo. Dopo Cruz è salito sul palco il candidato vicepresidente Pence, che ha spiegato perché Hillary non può essere eletta e perché Trump è necessario a rilanciare il paese. Ma ormai il danno era fatto.
Nel suo discorso Trump si è presentato come il candidato dell’ordine e della legalità, confermando le sue intenzioni di fermare l’immigrazione illegale. L’America al primo posto, ha ribadito. Il compito di Trump, ora, sarà recuperare l’unità nei pochi mesi che mancano al voto: “Insieme riporteremo il nostro partito alla Casa Bianca e riporteremo nel Paese sicurezza, prosperità e pace. Ora la mia unica ed esclusiva missione è andare a lavorare per il nostro Paese, lavorare per voi”.

Le puntate precedenti:
Usa 2016. Mike Pence, il conservatore che mancava
Usa 2016. L’ambizione di un’America post-razziale
Usa 2016. La questione razziale irrompe nella campagna elettorale
Usa 2016. Le (tante) sfide di Hillary Clinton
Usa 2016. Un socialista a Washington

 

6 Commenti per “Usa 2016. Cleveland incorona Donald Trump”

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