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I numeri dell’emergenza migranti

Il 2014 l'anno con più arrivi, il 2015 quello più mortale. Il 2016 potrebbe essere un anno record
di Redazione

Nel botta e risposta tra la Commissione europea e il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, si spiega che la richiesta del governo italiano relativa ai quasi sette miliardi sul deficit per le emergenze è ripartita in 2,8 miliardi per i terremoti e il rischio sismico e 3,8 per i migranti (per il 2017). Una cifra, quest’ultima, che non si esclude possa lievitare, considerato il ritmo frenetico degli sbarchi. I numeri, infatti, sono già adesso di poco inferiori a quelli del 2015. E alla fine dell’anno mancano ancora due mesi.

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I NUMERI
L’ultima tragedia si è consumata il 27 ottobre al largo delle coste libiche, dove circa 90 migranti sono morti nel naufragio del barcone sul quale viaggiavano. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha contato almeno 3.740 morti e dispersi nel Mediterraneo, una cifra di poco inferiore ai 3.771 registrati nel 2015, l’anno più mortale. Ancora cifre: fino adesso sono circa 327.800 i rifugiati e migranti che hanno intrapreso la traversata per raggiungere l’Europa. Dall’inizio del 2016 una persona ogni 88 ha perso la vita, l’anno scorso era una persona ogni 269. Nel Mediterraneo centrale questo dato risulta tuttavia più alto: una morte ogni 47 arrivi.
Restando all’Italia, anche per il nostro paese il 2016 si appresta ad essere un anno record. L’impennata degli sbarchi negli ultimi mesi corrisponde ad un numero di migranti che ha raggiunto quota 153.450, il 10% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno mentre si supera di 1.300 persone il totale del 2014, quando ne furono in tutto 170 mila. Ad oggi sono 167 mila le persone ospitate nei centri e nelle strutture temporanee. La prima regione è la Lombardia (13%, 22 mila persone), poi Sicilia, Piemonte, Lazio, Veneto e Campania (8%, circa 13 mila persone). Tra i migranti si registra una prevalenza di nigeriani, il 20% del totale.

RICHIESTE DI ASILO
Spesso si ritiene l’Italia il paese di destinazione per tanti che provengono da paesi extra-Ue. La verità è che il più delle volte il nostro è un paese di transito in quanto molti di loro proseguono il viaggio verso Nord, o per motivi di lavoro o per ricongiungimento familiare. In generale, poi, i flussi migratori sono molto più frequenti all’interno dell’Europa, che non da altri continenti. È vero, però, che nel frattempo nell’Ue le domande di asilo (necessarie per accedere allo status di rifugiato) sono aumentate nel secondo trimstre dell’anno, arrivando a quasi 306 mila, vale a dire il 6% in più rispetto al periodo precedente (dati Eurostat). L’Italia è stato il secondo paese per numero di richieste, 27.045, pari all’8,8% del totale con un aumento del 21% rispetto ai primi tre mesi dell’anno. Ma la Germania resta in testa con 186.745 richieste ricevute, con un’incidenza del 61% sul totale Ue, in crescita del 7% rispetto al periodo gennaio-marzo.
Il rifugiato – viene spiegato sul sito dello Sprar (il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) – è titolare di protezione internazionale: “Si tratta di persona che ‘(…) temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova fuori del Paese d’origine di cui è cittadino e non può o non vuole, a causa di questo timore, avvalersi della protezione di questo Paese (…)’. Questa definizione viene enunciata dall’art. 1A della Convenzione di Ginevra del 1951, recepita nell’ordinamento italiano dalla legge n.722 del 1954”.

 

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