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Verso il referendum costituzionale

I risultati dell'ultimo sondaggio di Tecnè per Tgcom24 in vista dell'impegno elettorale del 4 dicembre 2016, prima dello stop alle diffusioni
di Redazione

Secondo il 51% degli intervistati dall’istituto Tecnè per Tgcom24 nell’ultimo giorno in cui si possono pubblicare i sondaggi (18 novembre 2016) relativi al referendum costituzionale, in programma il 4 dicembre, è “importante” per il futuro dell’Italia. Il dato è in calo dal 53,2% della precedente rilevazione (10 novembre). Aumenta al 40,4%, dal precedente 38,7%, la quota di quanti non lo considerano importante (non sa l’8,6%). In tale contesto aumenta anche la consapevolezza degli elettori. Se da una parte cresce al 52,8% la quota di chi giudica superficiale la conoscenza dei temi referendari, il 23,4% la ritiene approfondita (era il 20,8% il 10 novembre), mentre ammette di non conoscerli il 23,8%, dato in diminuzione dal 31,5% della precedente rilevazione.

senato

GLI EFFETTI DEL REFERENDUM SULLE ISTITUZIONI
La quota di quanti ritengono gli effetti del referendum sulle istituzioni “positivi” si attesta al 36,7%, in calo dal precedente 37,8%. Aumentano quanti hanno un parere opposto, che si collocano ora al 42,4% dal 41,7% del 10 novembre. La quota di chi “non sa” si conferma grossomodo stabile, al 20,9% (20,5% il 10 novembre).

GLI EFFETTI DEL REFERENDUM E DELL’ITALICUM
Anche in questo caso si assiste ad un calo di quanti sostengono che gli effetti della riforma e dell’Italicum, la legge elettorale ad essa collegata, sarebbero positivi in quanto si avrebbero governi più stabili. La quota passa al 36,2% dal 37,6%. La quota di chi invece ritiene tali effetti negativi (“rischi per la democrazia”) sale al 42,9% dal precedente 40%. Chi ammette di non avere un’opinione precisa al riguardo scende dal 22,4% al 20,9%.

LE MOTIVAZIONI ALLA BASE DELLA SCELTA DI VOTO
Le persone che andranno a votare lo faranno in larga maggioranza esprimendo un giudizio nel merito della riforma. La pensa così il 67,8% degli intervistati (il 78,9% tra chi vota “Sì” e il 58,9% tra chi vota “No”). Il 28,4% degli intervistati indica, tra le motivazioni alla base del voto, i giudizi sul governo (il 19,5% tra chi vota “Sì” e il 35,5% tra chi vota “No”). Non sa, invece, il 3,8%.

LE INTENZIONI DI VOTO AL REFERENDUM
Considerata la base “tutti gli intervistati” l’area degli indecisi/non voto si attesta al 50,1% (in diminuzione dal 51,6% della precedente rilevazione), mentre il “Sì” è stabile al 23,1%; il “No” sale dal 26,8 dal 25,3% del 10 novembre. Considerata la base di chi esprime una preferenza (“Sì” + “No” = 100%), il “Sì” si attesta perciò al 46,2% (al ribasso dal precedente 47,7%) mentre il “No” si colloca in vantaggio al 53,8% (in lieve calo da 52,3%).

LE INTENZIONI DI VOTO AL REFERENDUM PER ETÀ
In tutte le fasce di età prevale il “No”. Più accentuato tra i giovani (57,7% contro il 42,3% dei “Sì”), mentre tra gli adulti si attesta al 52,8% (47,2% “Sì”) e tra gli anziani al 51,3% (48,7% “No”).

I FLUSSI ELETTORALI NEL REFERENDUM COSTITUZIONALE
Tra chi dichiara il voto per il “Sì”, l’83,1% fa riferimento ai partiti schierati per il “Sì”, l’8,8% per quelli schierati per il “No”, mentre l’11,5% non sono collocabili in questo senso. Tra quanti invece esprimono la propria preferenza per il “No”, nel 4,9% dei casi sono elettori dei partiti schierati per il “Sì”, nel 63,8% di partiti per il “No” e il 12,3% non è collocabile. Tra gli indecisi, infine, il 12% è composto da elettori schierati per il “Sì”, il 27,4% tra elettori di partiti per il “No”, il 76,2% non è collocabile.

PROBABILITÀ DEL RISULTATO NEL REFERENDUM COSTITUZIONALE
Tecnè rileva che il “Sì” ha il 30% delle probabilità di collocarsi tra il 42 e il 46% dei consensi, il 49% delle probabilità di ottenere tra il 47 e il 49% e il 21% delle probabilità di raggiungere una soglia che oscilli tra il 50 e il 54%. Dall’altro lato, il “No” ha il 30% delle probabilità di ottenere tra il 58% e il 54% dei consensi, il 49% delle probabilità di collocarsi tra il 53 e il 51%, il 21% delle probabilità di raggiungere valori compresi tra il 50 e il 46%.

COSA DEVE FARE IL GOVERNO SE VINCONO I “NO”
Per il 52,8% degli intervistati il governo si deve dimettere in caso di vittoria dei “No” (la pensa in questo modo il 15,4% tra chi vota “Sì” e il 76% tra chi vota “No”). Deve restare invece in carica per il 38,2% (è d’accordo 82,3% tra chi vota “Sì” e il 22,3% tra chi vota “No”). Non sa il 9% degli intervistati.

Ricordiamo che dalle ore 24 del 18 novembre 2016 e fino alla chiusura dei seggi elettorali non si potranno più pubblicare i sondaggi, secondo quanto previsto dalla normativa che ne disciplina la diffusione.

 

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