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Recupera l’export extra-Ue, ma il 2016 è stato un anno in affanno

A dicembre crescono entrambi i flussi commerciali, ma nel complesso dell'anno appena concluso le esportazioni sono in calo dell'1,2%
di Redazione

Gli ultimi dati Istat riflettono l’andamento meno esaltante del commercio estero registrato nel 2016, mostrando per l’anno un rallentamento che tuttavia non ha coinvolto solo l’Italia. Il contributo più negativo è quello dei mercati extra Ue, anche se nel mese di dicembre tanto le esportazioni quanto le importazioni hanno mostrato un rimbalzo confortante (rispettivamente +2,5% e +6,5%).

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Anche su base annua le esportazioni registrano una crescita (+4,1%), ma nel complesso – e nonostante il recupero che si è cominciato ad osservare alla fine del 2016 – rispetto all’anno precedente entrambi i flussi commerciali (import ed export) verso i paesi extra Ue risultano essere in diminuzione, in maniera più evidente le importazioni (-5,8%), mentre le esportazioni fanno segnare -1,2%. Spiega a tale proposito l’Istat che “nel 2016 l’andamento delle esportazioni è il risultato di dinamiche divergenti rispetto ai principali mercati di sbocco”.
Infatti Giappone (+9,6%), Cina (+6,4%), Stati Uniti (+2,6%) e paesi ASEAN (l’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico, che comprende Brunei, Cambogia, Filippine, Indonesia, Laos, Malaysia, Birmania, Singapore, Thailandia e Vietnam, +2,3%) forniscono un impulso positivo alla crescita delle vendite sui mercati esteri. Ma la flessione dell’export verso i paesi MERCOSUR (Brasile, Paraguay, Uruguay, Argentina e Venezuela, -13,3%) e i paesi OPEC (-7,3%) sottrae alla variazione complessiva annua dell’export 1,3 punti percentuali.
Del rallentamento del commercio mondiale, si diceva all’inizio. Secondo recenti stime del Sace le esportazioni italiane dovrebbero comunque continuare a crescere nel prossimo triennio. In generale lo scenario che si prospetta per il 2017 è più positivo, nonostante le incertezze legate a Brexit e alle politiche che adotterà la nuova amministrazione Usa e in parte sostenuto dalla risalita dei mercati emergenti.
Un trend che, se confermato, potrà avere un impatto anche sull’occupazione. In Italia oltre 2,7 milioni di posti di lavoro sono legati alle esportazioni italiane al di fuori dell’Ue (dati Commissione europea). Eppure, nonostante i margini di crescita, il nostro export predilige gli sbocchi vicini (soprattutto Germania e Francia), mentre gli Stati Uniti spiccano tra quelli extra-Ue (+12,1% a dicembre 2016).

 

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