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Il contributo alla crescita dell’Italia

Secondo la Banca dʼItalia, lʼattività economica italiana dovrebbe essere trainata dalla domanda nazionale e, già dal 2017, dal graduale rafforzamento di quella estera
di Redazione

Quanto dichiarato da Padoan – commentando l’andamento dell’economia italiana, il ministro ha sottolineato che “vi sono chiari segnali positivi, soprattutto per la domanda interna” – trova conferma in un’analisi della Commissione europea. Nell’ultima Relazione per Paese relativa all’Italia, Bruxelles osserva che la graduale ripresa del Prodotto interno lordo reale italiano è stata sostenuta da diversi fattori (il rapporto indica esplicitamente la politica monetaria della Banca centrale europea e un orientamento di bilancio meno rigoroso).

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Iniziata – seppure timidamente – nel 2014, la ripresa è proseguita anche nel 2016: secondo le stime della Commissione europea, lo scorso anno l’economia italiana è cresciuta dello 0,9%. A cambiare è stato il contributo offerto dalle diverse componenti che formano il PIL, però.
Le esportazioni, fondamentali nel determinare la ripresa tra il 2014 e il 2015, hanno subìto un calo – la Commissione parla di una diminuzione notevole –, a causa del “sensibile rallentamento” del commercio con i Paesi non appartenenti all’Unione europea.
Ciò ha avuto conseguenze inevitabili sul loro contributo alla crescita economica dell’Italia, che è diventata più dipendente dall’andamento della domanda interna. Il calo dei prezzi dell’energia e la crescita del numero degli occupati ha poi aiutato l’aumento dei consumi privati.
Le cose dovrebbero cambiare (leggermente) nei prossimi mesi. L’economia italiana dovrebbe continuare a crescere: le proiezioni riportate dalla Banca d’Italia – palazzo Koch specifica che le stime sono “aggiornate in base agli andamenti più recenti” – indicano che il PIL dovrebbe crescere “attorno allo 0,9%” nel 2016 e all’1,1% tanto nel 2018 quanto l’anno successivo. Di qui al 2019 la crescita economica non dovrebbe arrestarsi, anche se il livello del PIL nel 2019 sarebbe ancora inferiore di circa quattro punti percentuali rispetto al 2007. Ovvero prima dell’inizio della crisi economica.
La Banca d’Italia osserva che “l’attività economica verrebbe ancora sospinta dalla domanda nazionale e, già dal 2017, dal graduale rafforzamento di quella estera” (anche se analisi, che prevedono un rallentamento dei consumi interni, non mancano).
Tuttavia, nonostante le molte incertezze – in uno degli ultimi Bollettini economici, sempre Bankitalia sottolinea che “l’innescarsi e dal diffondersi di spinte protezionistiche, nonché da possibili turbolenze nelle economie emergenti” potrebbero mettere a rischio la ripresa dell’economia mondiale –, il SACE stima che le esportazioni italiane cresceranno nel 2017 (+3,8%), nel 2018 (+3,9%) e nel 2019 (+4,1%).

 

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