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Inadempienze probabili, un altro rischio per le banche

L’ultimo studio del PWC ha quantificato quei crediti concessi che rischiano di diventare sofferenze: si parla di 117 miliardi di euro a fine 2016
di Redazione

Tante volte si parla di credit crunch, ovvero della morsa al credito concesso dalle banche al settore privato. Negli anni della crisi economica, infatti, un numero elevato di imprese si è trovato in difficoltà proprio a causa della chiusura dei rubinetti da parte degli istituti di credito, comportando un calo degli investimenti sia nella strumentazione necessaria alla produzione che nella forza lavoro, innescando il circolo vizioso che ha portato alla congiuntura economica negativa. Ma cosa ha costretto le banche a correre ai ripari?

Nel corso degli anni della crisi economica il numero di famiglie e imprese con difficoltà a rimborsare le proprie esposizioni nei confronti delle banche è aumentato, dando vita a una mole enorme di crediti deteriorati, ovvero quei crediti di difficile riscossione: i cosiddetti NPL, no performing loans.
Secondo il Fondo monetario internazionale (FMI) quella massa di denaro di difficile riscossione è triplicata tra il 2007 ed il 2015, arrivando a toccare i 341 miliardi di euro (per poi diminuire a 324 miliardi a fine 2016, mentre ammontava a 85 miliardi nel 2008), di cui una buona parte, oltre la metà, è rappresentato dalle sofferenze, ovvero quei crediti di cui la banche non riescono a rientrare in possesso. Secondo alcune stime, le sofferenze corrispondono al 17% dell’intero credito concesso e al 57% del totale degli NPL.
Un recente studio del PCW (PricewaterhouseCoopers) ha invece quantificato un altro tipo di crediti di cui è difficile la riscossione: le inadempienze probabili (ovvero, secondo Bankitalia, “le esposizioni creditizie per le quali la banca giudichi improbabile che, senza il ricorso ad azioni quali l’escussione delle garanzie, il debitore adempia integralmente – in linea capitale e/o interessi – alle sue obbligazioni creditizie). Sostanzialmente i prestiti non rimborsati che ancora non rientrano nelle sofferenze, ma che potrebbero diventarlo se non si corre ai ripari. Secondo l’analisi questa tipologia di crediti a fine 2016 ammontava a 117 miliardi di euro. Una cifra in calo dell’8% rispetto al 2015, ma che rappresenta comunque un nuovo rischio per il sistema bancario.

 

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