Accelera la ripresa di Stati Uniti ed Eurozona
Sia negli Stati Uniti che nell’Eurozona la crescita del Pil ha registrato un accelerazione nel secondo trimestre rispetto al periodo precedente, riflettendo in entrambe le aree il buon andamento che ha interessato sia la spesa per consumi delle famiglie che gli investimenti (anche se negli Stati Uniti gli investimenti residenziali hanno fornito un contributo negativo).
Secondo quanto riportato dall’Istat nell’ultima nota mensile, l’economia degli Stati Uniti ha registrato una crescita dello 0,8% nel secondo trimestre, contro il +0,3% registrato nei primi mesi dell’anno, mentre l’area Euro nello stesso periodo ha riportato un +0,6% rispetto al +0,5% del trimestre precedente.
Il risultato che ha interessato l’Eurozona è legato in particolar modo alle espansioni che hanno interessato Olanda e Spagna, dove il Pil nel periodo considerato è aumentato rispettivamente dell’1,5% e dello 0,9%. Bene anche l’economia tedesca, dove si registra un progresso dello 0,6%. Particolarmente positivo l’andamento degli investimenti fissi lordi che, mentre nei primi tre mesi del 2017 erano diminuiti dello 0,3%, alla fine del secondo trimestre hanno registrato una forte accelerazione, crescendo dello 0,9%. In generale gli investimenti dell’Eurozona sono aumentati dello 0,3% rispetto al periodo precedente, mentre i consumi delle famiglie hanno riportato un +0,2%.
Per quanto riguarda il mercato del lavoro, l’Istat parla di un significativo miglioramento, con il tasso di disoccupazione stabile sul mese precedente, ma in calo rispetto allo stesso periodo di un anno fa. Ciò nonostante il dato è rimasto stabile rispetto al trimestre precedente, attestandosi al 9,1%. Negli Stati Uniti, invece, il settore non agricolo ha registrato un aumento degli occupati di circa 156 mila unità al termine del mese di agosto.
In entrambe le aree rimangono le incertezze riguardo il commercio mondiale. Secondo il Central Plan Bureau il lieve aumento degli scambi in volume delle economie avanzate, pari al +0,1% a luglio, non è riuscito a contrastare la diminuzione dell’1% che ha interessato i flussi delle economie emergenti, generando un calo degli scambi mondiali dello 0,4% rispetto al mese precedente.