La rete ferroviaria in Italia e i pendolari
L’incidente alle porte di Milano, tra Pioltello e Segrate, dove è deragliato verso le 7 del 25 gennaio un treno con sei vagoni delle ferrovie Trenord partito da Cremona e diretto alla stazione di Milano Porta Garibaldi (il bilancio, mentre scriviamo, è di tre donne morte, 46 feriti, cinque gravi; le operazioni legate all’estrazione delle persone coinvolte sono terminate intorno alle 11, mentre sono ancora da accertare le cause dell’incidente) ha subito aperto – come è piuttosto normale in queste occasioni – l’annoso dibattito sulle infrastrutture in Italia. È un discorso in verità molto complesso, che a volte da solo non basta a spiegare l’entità di eventi di tale portata e che, soprattutto, potrebbe non avere molto senso prima dell’accertamento dei fatti. Alcuni giornali, in particolare il Corriere della Sera, hanno riferito di un cedimento di circa 20 centimetri di un pezzo di binario a Pioltello e non si esclude che possa essere proprio questo il motivo dell’incidente, ma al momento è ancora un’ipotesi, potrebbe al contrario trattarsi di un effetto del deragliamento stesso. Da segnalare, inoltre, che lo scorso 23 luglio, più o meno alla stessa altezza, era già avvenuto un incidente, senza gravi conseguenze. Ad ora, l’unica cosa che possiamo fare, in attesa di capire se si è trattato di un problema infrastrutturale, è affidarci ai dati e provare a smentire alcuni luoghi comuni, senza per questo ridimensionare i disagi che ogni giorno lamentano milioni di pendolari italiani.
LE LINEE FERROVIARIE IN ESERCIZIO
«La rete ferroviaria si sviluppa per 27,5 km ogni 100 mila abitanti e nel 2015 segnala un lieve aumento in rapporto alla popolazione; la rete ad alta velocità costituisce il 5,6% della rete complessiva», si legge nel rapporto Noi Italia 2017 dell’Istat. Nel contesto europeo, dove è la Germania ad avere la più lunga rete di trasporti ferroviari, l’Italia presenta «una dotazione di 28 km di rete ferroviaria per 100.000 abitanti, molto al di sotto della media UE: per la sola rete a binario doppio elettrificato il valore è prossimo alla media UE». La classificazione delle linee ferroviarie avviene in base alle loro caratteristiche e possono essere: «Linee fondamentali, caratterizzate da un’alta densità di traffico e da una elevata qualità dell’infrastruttura, comprendono le direttrici internazionali e gli assi di collegamento fra le principali città italiane; linee complementari, con minori livelli di densità di traffico, costituiscono la maglia di collegamento nell’ambito dei bacini regionali e connettono fittamente tra loro le direttrici principali; linee di nodo, che si sviluppano all’interno di grandi zone di scambio e collegamento tra linee fondamentali e complementari situate nell’ambito di aree metropolitane» (fonte: RFI – Rete Ferroviaria Italiana). Nello specifico la tipologia – che riguarda invece le linee a doppio binario e le linee a semplice binario (se ne parlò a lungo in occasione dell’incidente ferroviario del 12 luglio 2016 che coinvolse due treni nella tratta a binario unico tra Andria e Corato, linea Bari nord) –, stando ai dati RFI aggiornati al 31 dicembre 2017, è ripartita in 7.696 km per le linee a doppio binario e 9.091 km per quelle a binario semplice. Nel dettaglio, in Lombardia si contano 857 km di linee a doppio binario e 879 km di linee a semplice binario.
I DISAGI DEI PENDOLARI
Se non si osserva una netta discrepanza tra Nord e Sud per quanto riguarda le tipologie delle linee ferroviare in esercizio, altrettanto non si può dire per i treni e per i servizi. Dal rapporto Pendolaria 2017 di Legambiente emerge come ogni giorno siano 5,51 milioni gli italiani che si spostano su ferro (inclusi coloro che prendono le metropolitane nelle città in cui è presente). In pratica si registra crescita del numero complessivo dei pendolari, ma ad aumentare sono anche le differenze tra le varie regioni e quelle sulla rete ferroviaria, «segnata – spiega Legambiente – da una parte dai continui successi dell’alta velocità e dall’altra dai tagli agli intercity (-15,5% dal 2010 al 2016) e da treni regionali (-6,5% dal 2010 al 2016) spesso troppo vecchi e lenti». Al Sud circolano meno treni che in Lombardia, sono più lenti e più vecchi: età media 19,2 anni contro i 13,3 del Nord. Legambiente ha inoltre classificato le dieci peggiori linee d’Italia per i pendolari nel 2017, secondo «criteri oggettivi per evidenziare la scarsa qualità del servizio: le proteste degli utenti per i problemi di ritardi e tagli dei treni, la tipologia dei treni utilizzati sia per capienza sia per età, la carenza di orari adatti per l’utenza pendolare, la frequenza dei convogli, la condizione delle stazioni». Nella classifica rientrano la Roma-Lido, la Circumvesuviana, la Reggio Calabria-Taranto, Verona-Rovigo, Brescia-Casalmaggiore-Parma, Agrigento-Palermo, Settimo Torinese-Pont Canavese, Campobasso-Roma, Genova-Savona-Ventimiglia, Bari-Corato-Barletta. «La linea Cremona-Milano – ha segnalato Legambiente Lombardia a seguito dell’incidente di Pioltello – è stata segnalata come una delle peggiori in Lombardia: conta oltre 10 mila pendolari giornalieri, su treni lenti e sovraffollati, dall’età media di 17 anni». Tra le altre cose, emerge ancora dal rapporto, «si è di fronte ad un problema infrastrutturale, come per i pendolari di Cremona, dove i collegamenti con Milano vedono la presenza del binario unico fino alla stazione di Treviglio Ovest e quindi una frequenza limitata dei treni e un rallentamento nel passaggio dei convogli».
Un’istantanea dei soccorsi dopo l’incidente di Pioltello, da YouTube
LA SICUREZZA
Quando avvengono incidenti ferroviari gravi, il tema sicurezza torna ad essere al centro dell’attenzione. Tuttavia i dati suggeriscono una situazione meno critica di quanto si è orientati a pensare in casi del genere, e cioè che viaggiare in treno in Italia non è così meno sicuro che altrove in Europa. Se consideriamo gli ultimi dati Eurostat disponibili, relativi al 2015, scopriamo che – in valori assoluti – il maggior numero di incidenti si è verificato in Polonia (639), Germania (363), Ungheria (158), Francia (150) e Romania (141), mentre l’Italia si attesta a quota 121. Ovviamente è importante anche il rapporto tra il numero di incidenti e i chilometri percorsi dai treni in un determinato paese. Dunque in Germania, Italia e Francia i valori risultano essere migliori della media europea.