Lavoro: cresce solo l’occupazione a tempo determinato
Dopo la crescita registrata tra il 2015 e il 2016 – determinanti gli incentivi contributivi –, nel 2017 i contratti a tempo indeterminato sono diminuiti fino a toccare i livelli del 2014. Discorso opposto per l’occupazione a termine. Questo è quanto emerge dai dati contenuti nella Nota congiunta sulle tendenze dell’occupazione relativa al quarto trimestre 2017 di ISTAT, ministero del Lavoro, INPS, INAIL e ANPAL.
Cosa dice esattamente, lo studio? Riferisce che si è continuato a registrare un aumento tendenziale dell’occupazione (+279 mila unità) a fronte della diminuzione delle persone in cerca di lavoro (-247 mila) e degli inattivi (-118 mila). Sempre nel quarto trimestre 2017, inoltre, è cresciuta ancora l’occupazione anche per i giovani e il relativo tasso, ma soltanto in termini tendenziali. Mentre l’impatto dell’invecchiamento della popolazione sul mercato del lavoro contribuisce a spiegare la crescita del numero degli occupati ultracinquantenni, indotta anche dall’allungamento dell’età pensionabile.
La crescita dell’occupazione, registrata dall’ISTAT, è spinta dal lavoro dipendente – quello indipendente è in calo sia congiunturale (-102 mila occupati, -1,9%) che tendenziale (-20 mila occupati, -0,4%) – e dai contratti a tempo determinato.
Nel quarto trimestre 2017, infatti, il numero di attivazioni a tempo determinato ha raggiunto il livello massimo (1 milione 891 mila) della serie storica dal primo trimestre 2011. Mentre la somma di attivazioni e di trasformazioni a tempo indeterminato è il più basso della serie dal 2011, con 519mila unità. Complessivamente le attivazioni nel quarto trimestre del 2017 sono state 2,336 milioni e le cessazioni 2,262 milioni, con un saldo positivo di 75 mila posizioni.
Nel quarto trimestre del 2017 il tasso di occupazione destagionalizzato – ovvero il rapporto tra gli occupati, depurato dalle oscillazioni stagionali – si è attestato al 58,1%, con una crescita dello 0,1% rispetto al terzo trimestre dello stesso anno. Il dato è in ripresa: nella nota, infatti, si legge che, “considerando l’ultimo decennio (2008-2017), il tasso aumenta di quasi tre punti percentuali rispetto al 55,4%, valore minimo del terzo trimestre 2013, proseguendo nella tendenza al recupero dei livelli massimi pre-crisi”. Ovvero il 58,8% registrato nel secondo trimestre del 2008.
Nel quarto trimestre 2017 il tasso di disoccupazione – dunque il rapporto tra chi è alla ricerca di un impiego e la forza lavoro – si è fermato all’11%. Continua a crescere, invece, il numero di lavoratori a “chiamata” o “intermittenti”, che nel quarto trimestre 2017 ha registrato una crescita del 69,2% rispetto all’ultimo trimestre del 2016, con un incremento di 89mila unità, con la quota che sale da 128mila unità a 217mila.