L’Eurozona cresce, ma per il FMI bisogna pensare al futuro
L’Eurozona continua a crescere, mantenendo un profilo espansivo in linea con la crescita dell’economia mondiale e del commercio internazionale. Lo ha confermato questa mattina l’Eurozone economic outlook diffuso dall’Istat, dal quale emerge che sia nel primo trimestre del 2018 che nel secondo il Pil dell’area dovrebbe essere aumentato dello 0,6%, mentre potrebbe rallentare al +0,5% nel corso del terzo trimestre.
A livello tendenziale, per il primo trimestre le previsioni indicano un +2,6%, un +2,5% per il secondo ed un +2,3% per il terzo, con una crescita acquisita per l’intero anno pari al +2,3%. Segnali incoraggianti giungono dagli investimenti (+1% nei primi tre mesi dell’anno), che però potrebbero rallentare nei prossimi due trimestri al +0,9% e al +0,7% congiunturale. Andamento simile dovrebbe interessare i consumi, anche se le variazioni previste risultano più esigue: +0,5% nel primo trimestre e nel secondo e +0,4% nel terzo. Leggermente meglio le stime per l’inflazione. L’indice, nonostante il dato acquisito fin qui per il 2018 (+1,4%) sia ancora lontano dal target del 2%, dovrebbe accelerare nel corso dell’anno, segnando un +1,3% in T1, un +1,6% in T2 e un +1,7% in T3.
Qualche rallentamento a parte, l’Eurozona sembra comunque viaggiare nella giusta direzione e proprio per questo, per non trovarsi a fronteggiare, impreparati, una nuova crisi economica l’Eurozona deve adottare qualche strategia preventiva. È in questo senso che va il fondo per la stabilità macroeconomica – il central fiscal capacity (CFC) – annunciato questa mattina a Berlino dalla direttrice del Fondo Monetario internazionale, Christine Lagarde. “L’Europa – ha spiegato Lagarde – deve far di più per essere più resiliente alla prossima crisi, perché prima o poi un rallentamento economico arriverà. L’Europa non può essere solo un’unione economica per i tempi di acque calme. L’area della moneta unica ha la necessità di completare l’architettura con le parti che mancano per prepararsi per la prossima crisi”. Ed è proprio per questo che il fondo preventivo annunciato prevede l’accantonamento di un “tesoretto” alimentato annualmente attraverso lo 0,35% del Pil di ogni Paese membro. Si tratta, in sostanza, di un paracadute che si attiverebbe automaticamente in caso di crisi (per far scattare gli aiuti si monitorerà il tasso di disoccupazione e non il Pil) “iniettando” mezzo punto percentuale di Pil nell’economia in difficoltà.