La digitalizzazione nelle scuole italiane
Secondo gli ultimi dati del Rapporto Digital in 2018 condotto da We Are Social su 239 paesi, il 53% della popolazione mondiale, ovvero 4,021 miliardi di persone, nello scorso anno sono state connesse ad internet. Il rapporto evidenzia una crescita del 7% rispetto alla rilevazione precedente, mentre per quanto riguarda l’Italia circa i 3/4 della popolazione è online.
L’uso di internet coinvolge tutti gli aspetti della vita, digitalizzando anche le attività lavorative più tradizionali. Ci sono professioni come l’insegnamento che pur non essendo “minacciate” dall’innovazione, non possono esimersi dal confronto con la tecnologia. Già da molti anni le scuole italiane si sono dotate di registri elettronici e piattaforme proprie, ma gli istituti tecnologicamente più avanzati utilizzano quotidianamente tablet e pc nella doppia funzionalità di supporto per l’insegnamento e di apprendimento per lo studente. Come per tutti i tipi di lavori anche l’ambiente scuola troppo spesso fatica ad adattarsi alla digitalizzazione, sia per quanto riguarda lo stato delle strutture, che per la staticità dei metodi.
Il ritardo delle strutture nonostante gli investimenti e le direttive statali, si scontrano con la realtà – la fibra è disponibile solo nel 13% dei plessi-: secondo due indagini realizzate dall’Osservatorio eGovernment della School of Management del Politecnico di Milano e dal Link Campus University con il supporto dell’Università degli Studi Roma Tre, entrambe in collaborazione con l’Associazione Nazionale Dirigenti e alte professionalità della scuola, solo il 4% delle scuole italiane risulta essere poco o per nulla digitalizzata, ovvero in cui il 70% dei processi viene gestito attraverso l’uso del cartaceo; il 21% delle scuole è classificabile come “beginners”, in cui il processo di digitalizzazione, iniziato, riguarda la metà delle attività di supporto prevalenti; il 36% è al livello “digital believers”, digitalizzata per i processi di supporto, in cui è presente un software per il 70% dei processi primari; mentre il 39% degli istituti è completamente digitalizzato.
Lo stato delle strutture fa da scudo alla preparazione del personale che, non sempre aggiornato in materia tecnologica, non viene messo nella condizione di sfruttare al meglio i dispositivi digitali. L’obiettivo sarebbe un connubio tra vecchi e nuovi metodi. Eccedere nella digitalizzazione dell’insegnamento potrebbe essere dannoso, almeno stando ai dati comparativi del test Pisa dell’Ocse: «I quindicenni che usano moderatamente i computer a scuola tendono ad avere un miglior apprendimento dei coetanei che lo usano poco o nulla, ma quelli che lo utilizzano in modo massiccio tendenzialmente peggiorano nella lettura, in matematica e nelle scienze».