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Giovani e politica, il cambiamento secondo la Generazione Z

L'ultimo Rapporto dell’Osservatorio «Generazione Proteo» traccia un quadro che potrebbe essere in contrasto con l’idea che si ha dei giovani tra i 17-19 anni, uno scenario molto interessante soprattutto adesso che appare imminente il ritorno alle urne
di Redazione

Il sesto Rapporto dell’Osservatorio «Generazione Proteo» della Link Campus University, che per quest’edizione sonda i pareri di 20 mila giovani di età compresa tra i 17 e i 19 anni, traccia un quadro che potrebbe essere in contrasto con l’idea che si ha di loro, di ragazzi sfiduciati e indifferenti al mondo che li circonda. In realtà, i giovani protagonisti dello studio, appartengono alla Generazione Z che, a differenza dei Millennials perfezionisti e spesso fatalisti, sono idealisti, attenti alla politica e ai problemi globali.

Nonostante ciò sembra permanere una certa ombra di scoraggiamento: è vero che il 63,5% di essi si dice abbastanza soddisfatto della propria vita, ma solo il 40% si sente fiducioso per il suo corso con una percentuale molto alta di “nostalgici” del passato, e in particolare, il 42,7% degli intervistati non si sente rappresentato da nessun partito o movimento politico. Ma i Centennials sono soprattutto critici e consapevoli, perché pur non identificandosi sotto nessuna bandiera (poco più del 39% è abbastanza o molto interessato alla politica, un’inversione di tendenza rispetto al dato degli scorsi anni che vedeva picchi di oltre il 70% di coloro che si dichiaravano per nulla interessati alla materia) sono andati a votare in massa con un’affluenza che è stata dell’80,9% e quasi la totalità di loro l’ha fatto dopo essersi informato e perché, nel 79,4% dei casi, ritiene il voto un dovere civico.

Proprio il senso civico appare una caratteristica evidente, da quanto emerge dalla ricerca, dato che gli intervistati della Generazione Z sono ben consapevoli di cosa pretendere dai politici, onestà e competenza, dell’importanza delle istituzioni per la stabilità del Paese, il 36,8%, e dell’identikit del buon cittadino, ovvero colui che non discrimina in base alla razza, all’orientamento religioso o sessuale. Il rispetto dei diritti diventa un cardine della loro educazione generazionale e proprio questo fa sì che i giovani siano aperti al confronto e che identifichino la scuola come luogo adatto, anche se troppo spesso i rigidi programmi mancano di spazio per dibattiti su attualità, per il 30% degli studenti, e preparazione al mondo del lavoro, secondo il 26,7%.

Si definiscono cittadini europei e anche nel proprio luogo infatti il 39% dei ragazzi intervistati pensa che la presenza di studenti stranieri in classe incoraggi la conoscenza di culture e tradizioni diverse, mentre per il 35,9% non ha conseguenze particolari.

 

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