Reddito universale, di cittadinanza e il contrasto alla povertà
In Francia Emmanuel Macron ha annunciato per il 2020 il reddito universale di attività, in Italia si discute di reddito di cittadinanza, uno degli storici cavalli di battaglia del M5S che preme – in quanto forza di governo – di farlo approvare in tempi rapidi, anche se i termini non sono stati definiti del tutto. La diversità dei nomi delle singole misure non è questione di poco conto: lo dimostra anche la paternità che, per motivi opposti, si intestano i partiti politici. Per fare un esempio: tra le forze di maggioranza si osserva che la proposta di Macron è paragonabile a quella che ha in mente il M5S, appunto; il Pd l’accosta invece all’attuale reddito di inclusione (REI), approvato dal Parlamento a fine agosto 2017, quando c’era il governo Gentiloni. Si tratta di un sostegno al reddito per contrastare la povertà (fino a 534 euro per le famiglie più numerose) ed è vincolato ad alcune condizioni, quali accettare lavori o prendere parte a corsi per lo sviluppo professionale.
La questione, poi, non si esaurisce qui. Più volte, infatti, è stato fatto notare che il reddito di cittadinanza è una misura che dovrebbe prevedere un versamento da parte dello Stato a tutti i cittadini, al di là del proprio tenore di vita o condizione lavorativa. Il caso francese e quello italiano – pur con le loro differenze – sono, piuttosto, simili al concetto di reddito minimo garantito. Che in Grecia, ad esempio, è stato adottato alcuni anni fa a fronte di un numero sempre più alto di persone in difficoltà economica (il 58,3% della popolazione) a causa della crisi e dei conseguenti sacrifici richiesti per accedere al piano di aiuti internazionali. Da ricordare che Grecia e Italia erano gli unici paesi in Europa a non applicare misure di questo tipo.
In cosa consiste la proposta del presidente francese? L’introduzione di un «reddito universale di attività» da finanziare entro il 2020 si colloca all’interno di un piano più ampio anti-povertà, che riguarda, tra le altre cose: sostegno alle madri al lavoro, aiuti ai bambini che vivono nelle aree povere, aiuti sociali. Il piano dovrebbe complessivamente valere 8 miliardi di euro. Circa nove milioni di francesi vivono in condizioni di povertà. In Italia – dove si vorrebbe ampliare la platea dei beneficiari e aumentare l’entità della somma erogata –, nel 2017 sono 1 milione e 778 mila le famiglie in povertà assoluta, 5 milioni e 58 mila gli individui secondo gli ultimi dati Istat. La soglia di povertà assoluta – che varia in base alla dimensione della famiglia, alla sua composizione per età, alla ripartizione geografica e alla dimensione del comune di residenza – rappresenta la spesa minima necessaria per acquisire i beni e servizi inseriti nel paniere di povertà assoluta. Quest’ultimo è l’insieme dei beni e servizi che vengono considerati essenziali per una determinata famiglia per conseguire uno standard di vita minimamente accettabile. Infine, bisogna considerare le 3 milioni e 171 mila famiglie (9 milioni 368 mila individui) che vivono in condizioni di povertà relativa (per una famiglia di due componenti è pari alla spesa media per persona nel paese).