Occupati in calo, così il mercato del lavoro nel terzo trimestre 2018
Calo dell’occupazione e contestualmente della disoccupazione e aumento dell’inattività. Sono questi gli elementi che hanno caratterizzato il mercato del lavoro italiano nel terzo trimestre 2018, rileva l’Istat, che spiega: «Queste dinamiche congiunturali del mercato del lavoro riflettono il calo dei livelli di attività economica rilevato nello stesso periodo, con una flessione del Pil (-0,1%), dopo quattordici trimestri di espansione. L’andamento economico in Italia è più debole di quello dei paesi dell’area Euro, per i quali si registra una crescita dello 0,2% rispetto al trimestre precedente. Con riferimento all’input di lavoro, nonostante la flessione congiunturale del Pil, nel nostro Paese si rileva una crescita delle ore lavorate sia su base congiunturale (+0,5%) sia in termini tendenziali (+1,2%)».
Dal lato dell’offerta di lavoro, nel terzo trimestre del 2018, il numero di persone occupate diminuisce rispetto al trimestre precedente (-52 mila, -0,2%), a seguito del calo dei dipendenti permanenti e degli indipendenti non compensato dall’ulteriore aumento dei dipendenti a termine. Il tasso di occupazione rimane stabile al 58,7%. Nei dati mensili più recenti (ottobre 2018), al netto della stagionalità, il tasso di occupazione rimane invariato e il numero di occupati mostra una sostanziale stabilità rispetto a settembre 2018, sintesi del calo degli indipendenti e dei dipendenti a termine, dopo sette mesi di crescita, e di un aumento dei dipendenti permanenti.
L’andamento tendenziale mostra una crescita di 147 mila occupati (+0,6% in un anno), dovuta ai dipendenti a termine e agli indipendenti (+316 mila e +53 mila, rispettivamente) a fronte del calo dei dipendenti a tempo indeterminato (-222 mila). Nel terzo trimestre del 2018 l’incidenza dei lavoratori dipendenti a termine sul totale dei dipendenti raggiunge il 17,9% (+1,7 punti). Persiste da sedici trimestri l’incremento degli occupati a tempo pieno; diminuiscono i lavoratori a tempo parziale, ad eccezione della componente involontaria per la quale l’incidenza sale al 64,0% (+2,9 punti) dei lavoratori a tempo parziale e all’11,6% del totale degli occupati. Il tasso di disoccupazione diminuisce sia rispetto al trimestre precedente sia in confronto a un anno prima; tale andamento si associa a un aumento congiunturale e tendenziale del tasso di inattività delle persone con 15-64 anni. Diversamente, nei dati mensili di ottobre 2018, in termini congiunturali, la crescita del tasso di disoccupazione è contestuale al calo di quello di inattività.
Nel confronto tendenziale, per il sesto trimestre consecutivo prosegue a ritmi più sostenuti la diminuzione dei disoccupati (-332 mila in un anno, -12,1%) che interessa entrambi i generi, le diverse aree territoriali e tutte le classi di età. Dopo dieci trimestri di calo ininterrotto, tornano a crescere gli inattivi di 15-64 anni (+79 mila, 0,6%) a seguito dell’aumento tra i giovani. Nei dati di flusso diminuiscono le permanenze nell’occupazione, soprattutto per i giovani di 15-34 anni e gli stranieri. Dalla disoccupazione aumentano principalmente le transizioni verso l’inattività, che più spesso coinvolgono i giovani di 15-24 anni e le donne.
Dal lato delle imprese, prosegue la crescita congiunturale della domanda di lavoro, con un aumento delle posizioni lavorative dipendenti dello 0,5% sul trimestre precedente e del 2,1% su base annua, sintesi della crescita sia dell’industria sia dei servizi. L’aumento delle posizioni lavorative è associato ad un aumento delle ore lavorate per dipendente dello 0,2% su base congiunturale e ad una diminuzione dello 0,1% su base annua. Continua, inoltre, la flessione del ricorso alla cassa integrazione. Il tasso dei posti vacanti rimane invariato sia su base congiunturale sia su base annua. Il costo del lavoro cresce dello 0,5% rispetto al trimestre precedente e del 2,2% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, sintesi di un aumento più sostenuto degli oneri sociali (+1,1% su base congiunturale e +4,7% su base annua) rispetto a quello delle retribuzioni (+0,2% su base congiunturale e +1,3% su base annua).
(fonte: Istat)