Russiagate, cosa ne pensano gli americani
Al momento le indagini del procuratore speciale Robert Mueller non hanno danneggiato particolarmente la reputazione del presidente statunitense, Donald Trump
di Mirko Spadoni
La Casa Bianca ha reso pubblico il rapporto Mueller, il documento conclusivo dell’indagine condotta dal procuratore speciale Robert Mueller sulle interferenze del Cremlino nelle presidenziali statunitensi del 2016, i presunti collegamenti tra il comitato elettorale di Donal Trump e la Russia e i tentativi del presidente degli Stati Uniti di ostacolare le indagini. Il rapporto è piuttosto corposo – complessivamente sono 400 pagine –, anche se in alcune parti è stato censurato per tutelare alcune indagini in corso o garantire la privacy di alcune persone. Cosa dice? In generale non ci sono prove, da un punto di vista legale, che possano rendere formali eventuali accuse al presidente o a qualcuno dei suoi di collusione o ingerenze. Il documento, in ogni caso, è stato diffuso ieri e considerando la sua lunghezza ci vorranno ancora qualche giorno per analizzarlo a fondo. Alcuni importanti dettagli, però, sono stati già individuati.
Le elezioni presidenziali hanno subìto le interferenze della Russia. Mosca è intervenuta in modo «radicale e sistemico», con l’obiettivo di favorire Donald Trump attaccando la candidata democratica Hillary Clinton. Per riuscirci, ha diffuso notizie false su Internet e attraverso attacchi informatici cercato di sottrarre documenti al comitato elettorale Clinton per girarli a Wikileaks. Il rapporto spiega che alcuni membri del comitato di Trump e il figlio dell’attuale presidente, Donald Junior, hanno avuto contatti sia con alcuni rappresentanti del Cremlino e di Wikileaks. Contatti «numerosi» ma che non sono sufficienti per poter parlare di «cospirazione». Inoltre, spiega in un passaggio il rapporto, almeno undici occasioni il presidente statunitense, Donald Trump, ha agito in modi che potenzialmente hanno ostacolato la giustizia.
Le indagini del procuratore speciale Mueller sono state raccontante in modo approfondito dalla stampa statunitense, che ne ha rivelato in anticipo anche alcuni particolari. Paradossalmente ciò potrebbe aver aiutato il presidente: secondo il New York Times, l’impatto del rapporto Mueller sull’opinione pubblica avrebbe potuto essere molto più «devastante» per la reputazione di Trump, se le storie legate alla vicenda fossero state raccontate tutte insieme, al termine dell’indagine, e non passo passo nel corso di questi due anni. Un’affermazione che sembra trovare una conferma nei risultati di alcuni sondaggi condotti nei giorni immediatamente successivi alla pubblicazione della sintesi del rapporto Mueller da parte del procuratore generale statunitense, William Barr.
Un sondaggio Reuters–Ipsos – che ha coinvolto un campione di 1.003 adulti, con un margine di errore di 3,5 punti percentuali – ha rilevato che il 48% degli intervistati ha dichiarato di ritenere che il presidente «o qualcuno della sua campagna abbia collaborato con la Russia per influenzare le elezioni del 2016», addirittura in calo del 6% rispetto alla settimana precedente. Postilla: con la pubblicazione integrale del rapporto non è escluso che il dato potrebbe subire delle variazioni.
Ad oggi, però, appare evidente che il Russiagate non ha danneggiato particolarmente la reputazione di Donald Trump. I motivi possono essere diversi. Il sito fivethirtyeight.com ne ha elencati alcuni, sottolineando che una parte consistente dell’elettorato americano ha dato peso alle indagini sulle interferenze russe, senza lasciarsene influenzare troppo. Un sondaggio Gallup condotto nell’ottobre 2018 ha rivelato che non rientravano nelle priorità degli elettori americani, alla vigilia delle elezioni di medio termine: solo il 45% le aveva definite importanti o estremamente importanti nel determinarne il voto al Congresso. Il dato crollava al 19% tra gli elettori repubblicani mentre saliva al 66% tra i democratici, a dimostrazione di una forte polarizzazione. Molto più importante, ad esempio, era la questione legata alla Sanità.