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Lavoratori indipendenti, i numeri in Italia e Europa

Secondo l’Eurostat sono circa 32,6 milioni di persone, il 14% di tutti gli occupati nell’Unione

di Redazione

Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Eurostat, riferiti al 2018, circa 32,6 milioni di persone in Europa sono lavoratori indipendenti e rappresentano il 14% di tutti gli occupati nell’Unione. Alla base della scala, i paesi che contano meno del 10% di lavoratori autonomi sono Danimarca e Lussemburgo, entrambe con una percentuale dell’8%, e Germania e Svezia, che invece ne contano il 9% del totale degli occupati. L’Italia è il primo paese europeo per numero assoluto di lavoratori indipendenti e il secondo, dopo la Grecia – in cui rappresentano il 30% degli occupati -, per numero percentuale: nel primo caso ammontano a poco meno di 5 milioni, mentre la quota è del 22% sul totale degli occupati.

Il dato, sia italiano che europeo, evidenzia una diminuzione rispetto alla rilevazione riferita al 2017, anno in cui la media europea raggiungeva il 15,7% e in cui si stimavano oltre 5,3 milioni di lavoratori indipendenti italiani, che rappresentavano il 23,2% degli occupati.

In un recente focus dell’Istat sul tema si distinguono principalmente tre categorie classificate in base al grado di autonomia e a livello professionale: i datori di lavoro, gli autonomi puri – tra cui i lavoratori in proprio e i liberi professionisti – e i lavoratori parzialmente autonomi che rispetto agli altri hanno meno autonomia.

Da qui emerge che quasi otto indipendenti su dieci dichiarano di poter influenzare sia i contenuti che l’ordine con cui svolgere i compiti, un livello di autonomia che riguarda solo il 40,7% dei parzialmente autonomi, percentuale che infatti è molto più vicina al 35,8% dichiarato dai dipendenti.

Alla domanda specifica sul proprio status lavorativo oltre il 70% degli indipendenti dichiarano di non voler cambiare, nello specifico quasi otto datori di lavoro su 10 e 7 autonomi puri non cambierebbero il loro status di indipendenti, mentre un lavoratore parzialmente autonomo su due vorrebbe diventare un dipendente, al contrario solo il 10,7% dei dipendenti cambierebbe. In generale, però, quasi tutti i lavoratori indipendenti italiani dichiarano un buon livello di soddisfazione lavorativa ed infatti secondo il focus dell’Istat circa il 91% di essi si dichiara molto o abbastanza soddisfatto, con le percentuali che cambiano poco nelle diverse categorie: il 94% dei datori di lavoro e circa l’89% sia dei parzialmente autonomi che degli autonomi puri appare lavorativamente soddisfatto.

Oltre alla soddisfazione complessiva rilevata il report approfondisce la soddisfazione relativa ai diversi aspetti del lavoro, quindi tra gli indipendenti emerge soprattutto la soddisfazione e l’interesse per il tipo di lavoro e, nello specifico per i datori di lavoro, anche per il giro d’affari.

Tra le prime motivazioni che hanno portato alla scelta di lavorare come autonomi, per gli italiani ci sono il presentarsi di un’opportunità e dalla prosecuzione dell’attività di famiglia, motivazioni date rispettivamente dal 38,7% e dal 24% dei lavoratori indipendenti.

Queste due motivazioni sono anche le prime a livello europeo, secondo l’Eurostat infatti il 23% dei lavoratori indipendenti si è messo in proprio perché ha avuto un’opportunità interessante, il 16% per continuare l’impresa di famiglia, il 15% perché è una tipologia di lavoro corrente nel proprio settore, e un 11% per gli orari di lavoro flessibile.  

 

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