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Come cambiano le tappe della vita

I dati Istat confermano una tendenza che si osserva già da diversi anni: il progressivo aumento della transizione che scandisce l’accesso all’età adulta

di Redazione

Al 1° gennaio 2018 i giovani italiani tra i 20 e i 34 anni sono 9 milioni e 630 mila, diminuiti di oltre un milione in 10 anni, ma oltre al dato, una delle evidenze che emerge dal Rapporto dell’Istat è il cambiamento che i giovani mostrano in questa fascia d’età rispetto a qualche anno fa. 

Una tendenza che si nota già da anni è quella di un progressivo aumento della transizione che scandisce l’accesso all’età adulta: i giovani lasciano la casa dei genitori sempre più tardi, condizione essenziale che segna il passaggio all’età adulta e la loro indipendenza, l’incidenza è passata dal 2016 anno in cui solo il 43,3% dei 20-34enni viveva da solo, contro il 46,3% del 2009. In termini numerici significa che gli uomini lasciano la casa di origine a 31,2 anni, mentre le donne a 29,1 quindi con una media di 30,1 anni l’Italia è al sesto posto in Europa, l’età media più alta dei giovani che lasciano la casa dei genitori. Il risultato italiano è in media con gli altri paesi mediterranei con una cultura familiare più simile alla nostra. 

Lasciare la casa dei genitori è ovviamente una tappa necessaria verso l’età adulta, ma questa decisione è condizionata da altri fattori, che si stanno allungando, quindi si assiste a un propedeutico spostamento dell’età del completamento del percorso di formazione e di un’indipendenza economica data da un’occupazione stabile. 

Per quanto riguarda la fine degli studi, alla base ci sono l’aumento della scolarità e la maggior durata del ciclo formativo – secondo i dati dell’Istat nel 2016 risulta iscritto ad un corso di studi circa il 50 per cento dei giovani tra i 20 e i 24 anni (erano il 39,8 per cento nel 2009) e poco meno del 20 per cento nella fascia 25-29 anni (era il 14,1 per cento nel 2009). 

Ma come è evidente, il prolungamento della permanenza nella famiglia di origine non è dipeso solo dall’allungamento del percorso di studi, ma anche da una ormai diffusa difficoltà dei giovani ad entrare nel mondo del lavoro e quindi a poter contare su una remunerazione adeguata e a raggiungere una stabilità economica, che gli consentirebbe di affrontare le spese di un’abitazione indipendente.

Uno stipendio stabile e adeguato è proprio il problema maggiore, infatti dai dati risulta che, se il 30% è ancora uno studente (quindi “giustificato da una condizione che li lega necessariamente ai genitori”) , quasi la metà, il 47% degli under 34 che vive a casa con almeno un genitore è occupato, ma il 37% sottolinea che ha un lavoro instabile, che non gli permette di vivere da solo. Proprio per questo le prime motivazioni indicate dai giovani per la mancanza di autonomia sono la condizione di studente, la difficoltà di trovare un’occupazione adeguata e l’incapacità di sostenere le spese per un’abitazione, contestualmente scende la percentuale di coloro che ritengono come unica motivazione che vivere con i propri genitori sia una situazione comoda. 

Un’altra tappa dell’età sancisce definitivamente l’età adulta e che si tende sempre più a procrastinare è il matrimonio e la formazione di una propria famiglia. Il distacco dalla famiglia di origine non comporta necessariamente la formazione di un’unione e di un proprio nucleo: vivono in coppia solo il 29% degli under 34, e hanno avuto un figlio il 23,7% di essi, con un’incidenza maggiore tra le donne. 

Quindi oltre i tempi che si allungano per cause strutturali del sistema, si nota un cambiamento nel passaggio alla vita adulta che non segue più in modo rigido le fasi che potevano valere per i giovani di qualche anno fa, si riscontra sempre meno la “classica” scadenza di laurea, lavoro, casa, matrimonio e figli. 

 

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