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Pensioni a rischio per 45000 dipendenti della PA

Un mancato decreto attuativo sta facendo perdere i guadagni previsti alle pensioni degli associati al Fondo Perseo Sirio.

Perseo Sirio è un fondo pensionistico complementare dei lavoratori della pubblica amministrazione e della sanità, nato dalla fusione tra i precedenti Perseo e Sirio. Si tratta di un’associazione senza scopo di lucro, dove gli associati ricevono tutto il guadagno derivato dagli investimenti, al netto solo delle spese.

Tuttavia la sua attività era frenata finora dalla difficoltà di ottenere la componente datoriale delle pensioni, quella parte cioè che deriva direttamente da colui che fornisce il lavoro. Prima dell’ultima legge di Bilancio questa parte dei contributi veniva girata in prima battuta all’INPS, che acquisiva le provviste finanziarie dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Successivamente, sulla base delle denunce retributive e contributive mensili delle amministrazioni statali, determinava l’ammontare del contributo e lo versava al fondo pensione.

Questo processo comportava uno sfasamento rispetto ai contributi direttamente tratti dai lavoratori, che giungevano al fondo in meno tempo attraverso un altro percorso, più immediato. Così facendo si creava un divario medio di tre mesi tra i due e di conseguenza un rinvio nell’investimento dei capitali atti a farli fruttare. Un ritardo che significava meno soldi nelle tasche dei dipendenti pubblici associati, unici a rimetterci da questa situazione, visto che il Fondo non ha ricavi che non vadano ai suoi membri.

Proprio per porre rimedio a questa situazione si era inserito nella legge di Bilancio 2019 (Legge n. 145 del 30/12/2018) uno specifico comma, il 269, nell’articolo 1. La nuova modalità prevederebbe un unico sistema per entrambi i contributi, così da uniformare l’invio e potere tempestivamente far partire i rendimenti. Purtroppo è d’obbligo il condizionale, perché l’ex Ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ha dimenticato di promulgare il decreto attuativo entro i novanta giorni previsti dal testo. Ha fatto così decadere la proposta che non ha trovato attuazione, mentre la vecchia regolamentazione è stata abrogata ed è quindi inutilizzabile. La sua inadempienza ha lasciato la vicenda in un limbo, peggiore della situazione che si voleva risolvere.

Spetta ora al nuovo Ministro, Roberto Gualtieri, trovare un rimedio rapido al buco normativo che si è determinato e che sta bloccando l’afflusso dei contributi al Fondo.

Urge una soluzione in tempi brevi perché ogni giorno che passa sottrae denaro alle future pensioni di oltre 45.000 dipendenti della pubblica amministrazione associati al Fondo.

(com)

 

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