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L’ennesima sfida alle «fake news»

In vista delle presidenziali americane, i social media (e in particolare Facebook) aumentano i loro sforzi per contrastare la diffusione di notizie false tramite le piattaforme

di Redazione

Da qualche tempo, alla vigilia di un grande appuntamento elettorale – come di fatto possiamo già considerare le presidenziali statunitensi, che si terranno tra poco più di un anno –, il dibattito sulle fake news (e su come le notizie in generale vengono veicolate online) torna puntualmente in primo piano. La novità riguarda la più che probabile collaborazione tra Facebook e News Corp per consentire al social network di usare le notizie del Wall Street Journal e di altre testate del gruppo. Ancora non se ne sa molto, ma sembra – l’indiscrezione è stata rilanciata dallo stesso Wsj – che le notizie potranno essere curate e selezionate da redattori e da unn algoritmo. Anche altre testate, quali Washington Post, BuzzFeed News e Business Insider, potrebbero presto aderire al progetto.

Si tratta di un’iniziativa importante, soprattutto per Facebook, spesso criticata – a partire, non a caso, dal 2016 – per la mole di notizie inventate cui è possibile accedere nella piattaforma. La verità è che tutti i social media, Twitter e anche Instagram (di proprietà di Facebook), possono contribuire alla diffusione delle fake news, di qui lo sforzo delle piattaforme di contrastare tale fenomeno.

E l’iniziativa del social network di Mark Zuckerberg sembra andare proprio in questa direzione. Di recente Facebook è entrato, negli Stati Uniti, nel dibattito della campagna delle primarie democratiche dopo che una delle favorite alla nomina a sfidante di Donald Trump, cioè Elizabeth Warren, ha proposto lo smembramento delle società che operano in condizioni di quasi monopolio o che hanno raggiunto una posizione dominante nei mercati. Tra queste, a pieno titolo, rientra certamente Fb. Non solo. Warren e il suo staff hanno anche pubblicato uno spot elettorale falso, in cui la stessa candidata democratica afferma che Facebook e il ceo Zuckerberg sostengono la rielezione di Trump. «Abbiamo intenzionalmente realizzato un annuncio per Facebook con false dichiarazioni e lo abbiamo inviato alla piattaforma per verificare se sarebbe stato approvato. Facebook detiene un potere incredibile per influenzare le elezioni e il nostro dibattito nazionale», ha spiegato Warren a questo proposito.

Prima delle presidenziali del 2016, il Pew Research Center registrava una quota di adulti statunitensi pari al 62% che dichiarava di informarsi tramite i social network, di cui il 18% ammetteva di farlo spesso. Oggi quest’ultimo segmento è cresciuto, considerando che sono tre su dieci a dire di informarsi «spesso» sui social media, una crescita che ad ogni modo si rileva un po’ ovunque, Italia compresa. Secondo dati più recenti dell’istituto americano, quasi tutti i cittadini statunitensi – circa nove su dieci (88%) – ritengono che le società abbiano un certo controllo sul flusso di notizie che la gente vede. Ed è un problema per molti americani, circa sei su dieci. L’idea, insomma, è che i social network abbiano, se pure talvolta indirettamente, delle responsabilità rispetto al controllo sulle notizie – false – che si propagano di utente in utente.

Come dicevamo all’inizio, però, le società hanno affermato più volte di compiere sforzi allo scopo di rendere l’esperienza degli utenti migliore, anche se la maggior parte degli americani crede che le cose siano anche peggiorate. Secondo il 55% il ruolo che le aziende hanno nella fruizione di notizie sulle loro piattaforme si traduce in una “trasmissione” tutt’altro che ottimale. Solo una piccola parte (15%) osserva una situazione in effetti migliorata alla luce degli ultimi interventi, mentre il 28% sostiene che questi sforzi non facciano alcuna differenza. A maggior ragione, dunque, quella di Zuckerberg appare ora come ora una sfida fondamentale, tanto per la sua piattaforma quanto per l’informazione di qualità.

 

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