Elezioni Regno Unito, trionfano i conservatori di Boris Johnson
Maggioranza assoluta per i Tories alla Camera dei Comuni e Brexit più vicina. Disfatta per il Labour di Jeremy Corbyn
di Redazione
Le elezioni britanniche, alla fine, hanno rispettato i pronostici: i conservatori del premier uscente Boris Johnson hanno ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi, mentre per il Labour di Jeremy Corbyn si può parlare di disfatta. Johnson è dunque riuscito a portare a casa il risultato cui ambiva, al fine di avere dalla sua alla Camera dei Comuni una larga maggioranza e assicurarsi tutti i passaggi necessari per completare la Brexit entro il termine del 31 gennaio 2020.
Nello specifico, i Tories incassano oltre 360 seggii, il Labour si ferma poco sopra quota 200. Agli indipendentisti scozzesi dello SNP vanno 48 seggi, ai LibDem di Jo Swinson appena 11. Un seggio viene infine assegnato ai Verdi. Il Partito unionista democratico ottiene otto seggi, sette invece per Sinn Fein.
«Con questo mandato finalmente realizzeremo la Brexit», tra i primi commenti di Johnson parlando ai suoi sostenitori a Londra. «Metterò la parola fine a tutte le assurdità di questi tre anni e realizzerò la Brexit entro gennaio, senza se e senza ma. È la più grande vittoria dagli anni ’80, quando molti di voi non erano neanche nati», ha poi aggiunto il premier. In effetti per il partito conservatore si tratta del miglior risultato dal 1987, vale a dire dai tempi di Margaret Thatcher. «Adesso uniamo il paese», ha concluso Boris Johnson.
(articolo in aggiornamento)
LA DISFATTA DEL LABOUR
C’è più di un motivo per parlare di disfatta per il Labour di Jeremy Corbyn. Tanto per cominciare perde alla Camera dei Comuni quasi 60 seggi; in più, in termini percentuali, rispetto al 2017, diminuisce dell’8% circa, attestandosi ora poco sopra il 32%. Secondo la BBC, si tratta del peggior risultato per il partito laburista dal 1935. Corbyn ha già comunicato che non si ricandiderà in futuro, da molti questa posizione viene considerata il primo passo verso le dimissioni.
BORIS VINCE LA SCOMMESSA
Discorso diverso per i conservatori di Boris Johnson, con il premier che vince la sua scommessa: rafforzare la maggioranza e avere più potere contrattuale per portare a compimento la Brexit. Con una crescita dell’1,2% (43,6%) rispetto al 2017 , quando a guidarli era Theresa May, oggi i Tories possono infatti contare su 46 seggi in più.
DUNQUE VINCE ANCHE BREXIT
In definitiva queste elezioni rappresentano una chiara sfida tra due diverse visioni riguardo la Brexit. Johnson è sempre stato per un’uscita del Regno Unito dall’UE in tempi certi, senza se e senza ma (per riprendere le sue parole). Corbyn ha sempre avuto una posizione più ambigua. Il Labour, alla fine, aveva previsto in caso di vittoria di rinegoziare l’accordo con Bruxelles e sottoporlo ai cittadini per via referendaria, in soldoni una riedizione della consultazione del 2016. Ora Johnson avrà l’opportunità di far approvare l’accordo in tempi rapidi, l’ultimo termine è il 31 gennaio 2020.
LA QUESTIONE SCOZZESE
La vittoria schiacciante di Boris Johnson e dei conservatori pone adesso un ulteriore quesito: cosa faranno gli indipendentisti scozzesi? Contrari alla Brexit, la leader dello SNP e prima ministra scozzese, Nicola Sturgeon, ha già fatto sapere che il risultato del suo partito (48 seggi, +13) mette in luce la volontà degli scozzesi di tenere un altro referendum per l’indipendenza della Scozia. Nella consultazione referendaria del 2014, il 55% degli elettori si espresse contro l’indipendenza.