È già emergenza: l’attività economica dell’Eurozona si sta fermando
Una prima panoramica di ciò che sta accadendo all’economia dell’area dell’euro l’ha data IHS Markit, che prevede un calo del PIl del 2% nel primo trimestre. SI tratta, tuttavia, di una previsione ottimistica rispetto a quella di Moody’s
di Redazione
Cominciano a manifestarsi i pesanti effetti negativi sull’economia dell’Eurozona delle inevitabili misure messe in campo dai singoli paesi per contrastare la diffusione dell’epidemia di coronavirus. Prima dei principali indicatori macroeconomici – di Eurostat e Istat per esempio, per i quali ci vorrà ancora un po’ di tempo -, un primo quadro di quello che sta accadendo lo ha disegnato martedì IHS Markit attraverso l’indice PMI flash, un indicatore che si basa su un campione d’indagine di oltre 5000 aziende del settore manifatturiero e terziario. La previsione flash, spiega nella nota metodologica Markit, si basa ogni mese su circa l’85-90% del numero totale delle risposte PMI e fornisce un’accurata indicazione preliminare dei dati finali PMI. Ecco, secondo la stima flash alla fine del mese in corso l’attività economica dell’Eurozona registrerà un crollo senza precedenti.

«A marzo – spiega Chris Williamson, Chief Business Eonomist di IHS Markit -, l’attività dell’eurozona è crollata più severamente dei livelli osservati all’apice della crisi finanziaria globale. Forti contrazioni sono state osservate in Francia, Germania e nel resto dell’eurozona a causa delle sempre più rigide misure attuate dai relativi governi nell’intento di arginare la diffusione del coronavirus».
Secondo l’economista di IHS Markit nel primo trimestre il PIL dell’Eurozona potrebbe riportare una contrazione del 2% «ed è chiaramente possibile – spiega Williamson – che tale contrazione si intensifichi maggiormente poiché, nei prossimi mesi, potrebbero essere probabilmente implementate misure ancora più drastiche».
Ancora più pessimista Moody’s che sempre ieri ha diffuso un rapporto dal titolo a dir poco eloquente: COVID-19: Global Economic Tsunami. Secondo l’agenzia di rating il PIL dell’Eurozona nel primo trimestre registrerà un -5,7% e un -7,4% nel secondo, recuperando poi nella seconda parte dell’anno per arrivare ad un calo del 2,7% a fine 2020. Per la Cina, invece, la previsione indica un calo del 27% nel primo trimestre ed una crescita dell’1,7% a fine anno, contro il +6,2% previsto in precedenza.
Tornando ai dati di Markit, secondo la stima Flash della società londinese, l’indice PMI composito della produzione a marzo ha registrato un crollo di oltre 20 punti, passando dai 51.6 di febbraio a 31.4 (toccando il livello più basso dal luglio del 1998), riflettendo il calo da 52.6 a 28.4 delle attività terziarie e il calo da 48,7 a 39.5 della produzione manifatturiera.
Anche le aspettative future hanno registrato un notevole peggioramento, «scendendo a minimi mai registrati ed indicando un valore di pessimismo record sulle aspettative economiche per il prossimo anno sia nel manifatturiero che nel terziario». Di conseguenza, il crollo della domanda e dell’ottimismo hanno portato al maggior taglio occupazionale mensile dal luglio del 2009. Il tasso più elevato di tagli di posti di lavoro ha interessato i servizi, con i settori della ristorazione e quelli legati al turismo in forte difficolta per via delle misure.