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Gli studenti promuovono la didattica a distanza

Tuttavia manca loro la “cara vecchia scuola”. Con il lockdown i più giovani riscoprono cultura, valori ed affetti: le anticipazioni del nuovo rapporto di ricerca dell’Osservatorio Generazione Proteo

di Redazione

Promossa la didattica a distanza, ma i nostalgici delle lezioni nelle tradizionali aule scolastiche sono in tanti e si fanno sentire. Ad ascoltare la loro voce è l’Osservatorio “Generazione Proteo” che nel corso di una conferenza stampa online, svolta venerdì 24 aprile, ha diffuso un’anticipazione dei risultati dell’8° Rapporto di ricerca che in queste settimane ha visto coinvolte migliaia di studenti intervistati di età compresa tra i 16 e i 19 anni sull’intero territorio nazionale. Dell’indagine, ancora in corso, l’Osservatorio permanente sui giovani della Link Campus University ha reso noti i primi risultati e le risposte di circa 3.000 giovani finora intervistati sull’esperienza del lockdown imposto dall’emergenza Coronavirus.

Promossa la didattica a distanza, ma quanto ci manca la “cara vecchia scuola”. Sotto esame innanzitutto la didattica a distanza: il complessivo 36% di studenti valuta positivamente l’esperienza finora vissuta, da un lato perché funzionale all’avanzamento dei programmi di studio e della preparazione (20,6%), dall’altro perché ritenuta una preziosa occasione per riscoprire l’importanza delle tecnologie e del loro servizio alla scuola e alla didattica (15,4%). Vi è poi il 43,2% di intervistati che, pur giudicando positivamente l’esperienza finora vissuta, dichiara di sentire la mancanza della didattica in presenza. Sul versante opposto dei giudizi si colloca invece quel complessivo 21% di studenti che chiamano in causa l’impreparazione di scuole e docenti ad affrontare e accogliere una sfida così importante (12,5%) e che sono contrari a priori alle lezioni a distanza (8,3%).

La cultura viaggia sul web. Ad affiancare scuola e docenti in questo difficile percorso concorrono anche i canali tematici del servizio pubblico radiotelevisivo, come Rai Scuola e Rai Cultura, utilizzati dal 23% circa di intervistati per reperire materiali didattici, nonostante appaia non trascurabile la percentuale di studenti – pari al 16,3% – che non ne conoscevano l’esistenza. Il bisogno di cultura da parte dei giovani trova inoltre adeguata risposta anche da parte del web, oltre che della televisione: impossibilitati a frequentare concerti, mostre, teatri, ben 1 studente su 3 dichiara di aver usufruito di streaming tv o web di concerti o session live musicali (30,1%) o ancora di letture di romanzi, novelle o poesie (30,8%); 1 su 5 (21,6%) ha invece assistito a mostre, esposizioni o tour virtuali.

Le giornate al tempo del Covid19. Ma la didattica a distanza non ha solo ridefinito modalità e strumenti di trasmissione e apprendimento del sapere. I giovani infatti – nel pieno di un’emergenza che circa la metà di loro (47,2%) ritiene essere stata inizialmente sottovalutata – riorganizzano oggi le proprie attività e stabiliscono nuove priorità. Con la chiusura delle scuole, se 1 studente su 4 (27,6%) trascorre il proprio tempo guardando film e serie tv, il 12,3% dichiara di impegnarsi maggiormente nella lettura, laddove il 17,6% ne approfitta per dedicare più tempo alla propria famiglia. Il maggior tempo a disposizione non si è tradotto in un abuso di videogames (10,1%) o social network (9,1%).

#DistantiMaUniti: liberi e altruisti nonostante le distanze. D’altra parte, le limitazioni di questi mesi sono state per i giovani uno strumento e un’occasione per riscoprire l’importanza della libertà (25,8%) e del tempo (34,7%), sia quello per se stessi (18,6%) che quello per la propria famiglia (16,1%), prima ancora che delle tecnologie (3,6%), che pure hanno giocato (e continueranno a giocare) un ruolo fondamentale nella gestione dell’emergenza. E tra le paure che una situazione come quella che stiamo vivendo porta con sé, primeggiano il contagio di un familiare (37,8%) o di un amico (15,4%), mentre spaventa meno l’eventualità di essere coinvolto in prima persona (5,7%).

La tv che non ti aspetti e i social “privati”. Una sezione specifica del questionario è dedicata al tema dell’informazione durante l’emergenza Coronavirus. In questo momento in cui la vita scorre tra le mura domestiche, la televisione viene scelta e indicata dai più giovani quale principale fonte di informazione (52,8%), attraverso telegiornali e programmi di approfondimento. Ciononostante, i giovani esprimono un giudizio critico nei confronti del sistema dell’informazione: 1 studente su 3 (33,8%) ritiene infatti che racconti solo “quello che ci vuole raccontare”, in molti casi aumentando il senso di paura e di insicurezza (15,7%). Solo il 26,2% degli intervistati si affida invece ai social network per informarsi su quanto sta accadendo.

 

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