La crescita dell’e-commerce a causa (soprattutto) del coronavirus
Il lockdown ha comportato un drastico calo delle vendite e del commercio al dettaglio dei prodotti non alimentari, ma si assiste nel frattempo ad un boom di quello elettronico
di Redazione
L’epidemia di coronavirus ha cambiato le nostre abitudini e il nostro modo di acquistare, non solo perché sono cambiate le esigenze, ma da un punto di vista pratico il lockdown ha costretto alla chiusura di tutti i negozi e la conseguenza principale è stato il drastico calo del commercio. Le misure di contenimento del contagio, secondo le stime dell’Istat, un calo delle vendite al dettaglio nel mese di marzo del 20,5% in termini di valore e del 21,3% in termini di volume rispetto a febbraio. A incidere in maniera determinante è la diminuzione delle vendite dei beni non alimentari, che registrano una diminuzione del 36%, mentre i beni alimentari risultano stabili rispetto a febbraio e le uniche in aumento nel primo trimestre del 2020 rispetto al trimestre precedente. Le diminuzioni più marcate, dal -54% al -57% si registrano per le vendite di abbigliamento, giocattoli, calzature e articoli da viaggio.
Il problema non è solo italiano, infatti anche l’Eurostat fotografa un drammatico calo del commercio al dettaglio a livello comunitario: la chiusura dei negozi non essenziali in Europa ha provocato una diminuzione del commercio al dettaglio del 10% tra marzo e febbraio 2020. Nello specifico ad aver sofferto maggiormente per l’attuale situazione di lockdown a marzo è stato il commercio al dettaglio dei prodotti tessili, in calo del 40% rispetto a febbraio, a fronte di un aumento medio dello 0,7% nei mesi di marzo tra il 2010 e il 2019. Anche in questo caso, a livello europeo, l’unico comparto a registrare un aumento è il commercio dei prodotti alimentari, in crescita del 4,7% rispetto a febbraio, di contro una media dello 0,2% nei mesi di marzo dell’ultima decade.
Infatti, anche per quanto riguarda la divisione del commercio in base al canale di vendita, se i grandi magazzini registrano una diminuzione del volume delle vendite di quasi il 18%, i supermercati hanno visto incrementare le proprie vendite del 4,4% a marzo. Unico altro canale in positivo è stato internet, che ha registrato un aumento del volume delle vendite del 2,2%, a fronte di una media dello 0,7% nei mesi di marzo tra il 2010 e il 2019.
Inevitabilmente la chiusura di tutti i negozi fisici ha fatto crescere il volume dell’e-commerce, sia in Europa che in Italia: secondo il report dell’Istat a marzo il commercio elettronico è aumentato del 20,7% rispetto a febbraio. La grande spinta che il coronavirus ha dato alle vendite online è testimoniata anche da Netcomm, che durante il Netcomm Forum -il più grande evento italiano sull’e-commerce- ha evidenziato che in Italia dall’inizio del 2020 ad oggi si registrano 2 milioni di nuovi consumatori online, un aumento esponenziale visto che nello stesso periodo del 2019 l’aumento è stato di 700 mila unità. La maggior parte, 1,3 milioni sono diventati nuovi consumatori online durante l’emergenza, portando così il numero totale di italiani che comprano su internet a 29 milioni. A livello mondiale, nonostante i danni che il coronavirus sta avendo sul commercio, Netcomm stima un aumento dell’e-commerce fino al 55% nel 2020.
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