In crescita le chiamate ai centri antiviolenza durante il lockdown, ma denunce in calo
Dai dati Istat emerge che le telefonate valide al centralino antiviolenza sono state 5.031, il 73% in più rispetto allo stesso periodo del 2019
di Redazione
L’epidemia di coronavirus e l’obbligo di restare a casa per contenere le possibilità di contagio hanno avuto come conseguenza indesiderata un aumento delle manifestazioni di violenza domestica, dato che oltre il 93% delle violenze si consuma nelle mura domestiche. Infatti, restare a casa ha fatto aumentare la condivisione, ormai costante, dello spazio con i propri aggressori, e quindi come effetto ha da un lato incrementato le possibilità di subire violenze e dall’altro diminuito le interazioni sociali e le occasioni per chiedere aiuto.
Secondo i dati del Viminale, delle 117 vittime di violenza che in un mese di lockdown la polizia è riuscita ad aiutare, il 90% sono donne, chiuse in casa con gli aggressori.
Dai dati Istat sulla Violenza di genere al tempo del Covid-19, emerge che tra il 1 marzo e il 16 aprile, quindi durante il lockdown, le telefonate valide al centralino antiviolenza sono state 5.031, il 73% in più rispetto allo stesso periodo del 2019. L’incremento, sottolinea l’Istat, “non è attribuibile necessariamente a maggiore violenza ma alle campagne di sensibilizzazione che hanno fatto sentire le donne meno sole”. Infatti, il numero verde è stato largamente diffuso, anche grazie all’espediente di chiedere la mascherina 1522 alle farmacie, come richiesta di aiuto in codice (l’1522 è, appunto, il numero antiviolenza e stalking).
In generale le vittime che hanno chiesto aiuto sono 2.013, in aumento del 59%. Nonostante ciò, il 72,8% di chi ha subito violenza non denuncia il reato subito soprattutto perché consumato all’interno di contesti familiari e quindi risulta che le denunce ufficiali siano in diminuzione: le denunce per maltrattamenti in famiglia sono diminuite del 43,6%, quelle per omicidi di donne del 33,5%, tra le quali risultano in calo dell’83,3% le denunce per omicidi femminili da parte del partner.
La maggior parte delle chiamate, 2.013, il 40% del totale, sono motivate da una richiesta di aiuto per violenza subita o per stalking, ma si chiama anche per avere informazioni sul servizio 1522, nel 28,3% dei casi, o per manifestare altre situazioni di disagio diverse dalla violenza, quindi assistenza sociale o psicologica per il 17,1%. Il sentimento di disagio è largamente comune, il 45,3% di chi chiama i centri antiviolenza dichiara di avere paura di morire e per la propria incolumità. Questo è anche il motivo principale per cui non si denuncia una violenza subita: il 10,9% dei motivi di mancata denuncia è per la paura della reazione del violento; mentre a giocare un ruolo principale nell’omertà è la famiglia: le conseguenze negative che si possono generare nel contesto familiare spaventano il 21,6% di chi chiede aiuto, ma non denuncia.
(fonte: Istat)