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Quei divari che la “nuova” crisi economica potrebbe aggravare

Dagli ultimi dati Istat, relativi al 2019, emergono una volta di più le due velocità dell’Italia, in termini occupazionali e di crescita

di Redazione

Nel 2019 il Prodotto interno lordo, misurato in volume, ha segnato a livello nazionale un aumento pari allo 0,3%. Le stime preliminari dell’Istat indicano che la crescita si è distribuita in maniera abbastanza omogenea sul territorio, anche se si conferma una diversa velocità tra il Nord e il Sud del Paese. Il Nord, viene specificato, ha mostrato una performance superiore alla media nazionale: il Nord-est registra la crescita più vivace (+0,5%), il Nord-ovest lo segue da vicino (+0,4%), mentre le regioni del Centro e del Mezzogiorno hanno fatto invece registrare un aumento del Pil lievemente inferiore alla media nazionale, con una crescita che in entrambe le aree si è fermata al +0,2%. L’occupazione (misurata in termini di numero di occupati), che a livello nazionale è aumentata dello 0,6%, presenta a livello territoriale dinamiche più disomogenee rispetto a quelle del Pil. L’aumento più rilevante si osserva ancora una volta nelle regioni del Nord, dove il Nord-est fa da traino con una crescita del +1,2%, seguito dal Nord-ovest con un +0,8%. Le regioni del Centro e quelle del Mezzogiorno registrano, invece, una crescita dell’input di lavoro sensibilmente più bassa rispetto alla media nazionale, rispettivamente +0,3% e +0,2%.

Questi dati, seppur preliminari come sottolineato dallo stesso Istituto nazionale di statistica, mettono in luce una volta di più l’Italia a due velocità, circostanza che ora la crisi economica legata all’emergenza sanitaria potrebbe mettere in ulteriore risalto. Soprattutto sul fronte occupazionale.

Altri dati, sempre dell’Istat e contenuti nel Rapporto Noi Italia, possono rendere meglio l’idea: nel 2019 il tasso di occupazione dei 20-64enni sale al 63,5%, un valore di poco superiore a quello del 2008 (62,9%). Evidente lo squilibrio di genere a sfavore delle donne (53,8% a fronte del 73,4% dei coetanei uomini) mentre, a livello territoriale, gli estremi variano dal 44,5% della Sicilia al 79,2% della Provincia di Bolzano/Bozen. Nel confronto europeo solo la Grecia ha un tasso di occupazione inferiore a quello italiano, mentre si è ampliata la distanza con la media dell’Unione, soprattutto per le donne.

Non solo. Nel 2019, i giovani che non lavorano e non studiano (i cosiddetti neet) tra i 15-29enni sono circa 2 milioni (il 22,2% della relativa popolazione), in riduzione per il quinto anno consecutivo, ma la percentuale di neet è più elevata tra le donne (24,3%) rispetto agli uomini (20,2%) e nel Mezzogiorno, dove è più che doppia (33%) rispetto al Centro-Nord (15,6%). Nel contesto europeo, l’Italia presenta il valore più elevato, superiore alla media UE (12,9% nel 2018) di circa dieci punti. Divari che potrebbero ampliarsi, data la situazione attuale.

(fonte: Istat)

 

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