A che punto è la pandemia di coronavirus in Italia e nel mondo?
Secondo l’indagine sulla sieroprevalenza sul SARS_CoV-2 dell’Istat e del Ministero della Salute le persone che sono entrate in contatto con il coronavirus sono quasi un milione e mezzo, il 27,3% dei quali sono risultati asintomatici. Nuovi focolai in Europa, circa 157 mila morti negli Stati Uniti
di Redazione
Sono 1 milione 482 mila le persone che sono entrate in contatto con il nuovo coronavirus, secondo i primi risultati dell’indagine di sieroprevalenza sul SARS-CoV-2 dell’Istat in collaborazione con il ministero della Salute. L’indagine, condotta dal 25 maggio al 15 luglio, mostra che quindi il 2,5% della popolazione residente in famiglia, è risultato con IgG positivo, cioè ha sviluppato gli anticorpi per il coronavirus, cioè sei volte di più i dati ufficialmente individuati durante lo stesso periodo.
Come i dati sulla mortalità e sui contagi accertati, anche i risultati sull’indagine della sieroprevalenza mostra significative differenze a livello territoriale: la regione Lombardia raggiunge il massimo con il 7,5% di sieroprevalenza e da sola assorbe il 51% delle persone che hanno sviluppato anticorpi. Il dato è influenzato dal fatto che nella regione risiede un sesto della popolazione italiana e che è anche quella in cui si è maggiormente concentrato il contagio, il 39% dei positivi ufficiali, e dei morti da coronavirus, il 49% su tutta l’Italia. Segue la Valle d’Aosta con il 4% di sieroprevalnza, mentre tutte le regioni del sud Italia, presentano un tasso di sieroprevalenza inferiore all’1%, con i valori minimi in Sicilia e Sardegna, entrambe allo 0,3%.
Differenze non rilevanti – in modo contrario a quanto rilevato dai contagi e dai morti accertati durante il periodo di pandemia – emergono dall’analisi del genere: uomini e donne sono stati colpiti nella stessa misura dal coronavirus. Invece differenze significative emergono riguardo al settore di attività economica: è prevedibilmente la sanità che registra i valori di siero positività più alti, con il 5,3% e un intervallo di confidenza che oscilla tra il 4,1% e il 6,6, ma il dato arriva fino al 9,8% nella zona a più alta sieroprevalenza.
La ricerca sottolinea inoltre che convivere a stretto contatto con una persona affetta dal virus non implica necessariamente il contagio, ma i risultati confermano che l’aver avuto contatti con persone affette dal virus aumenta la probabilità che si siano sviluppati anticorpi, infatti in questo caso la sieroprevalenza arriva al 16,4% della popolazione.
Risultati importanti derivano anche dall’analisi degli asintomatici, secondo l’indagine infatti il 27,3% delle persone che ha sviluppato anticorpi non ha avuto alcun sintomo. Mentre per quanto riguarda la restante parte di coloro che hanno avuto sintomi, il 24,7% ha dichiarato di averne avuti uno o due e il 41,5% di aver sperimentato 3 o più sintomi tipici del coronavirus. Nello specifico i sintomi più diffusi sono stati febbre, tosse e mal di testa. Il bollettino aggiornato a ieri mostra che si è avuto un brusco calo dei contagi, attualmente 159 nuovi casi, ma un aumento dei decessi a causa del coronavirus.
In Europa la situazione invece non migliora: secondo i dati degli Ecdc è in corso un aumento di focolai e di casi in Spagna, Francia, Germania, Regno Unito e nei Paesi balcanici. In particolare, il Belgio si dichiara nel pieno della seconda ondata di coronavirus: nella settimana dal 25 al 31 luglio, i casi registrati in media sono stati 517,1 al giorno contro i 311,4 della settimana precedente. La situazione è più critica in Spagna -Madrid è risultata la città europea con il più alto tasso di mortalità- e in Francia, dove il numero dei casi continua ancora a superare la soglia dei 1.300 contagiati al giorno.
Per quanto riguarda il resto del mondo, si contano circa 157 mila morti negli Stati Uniti e attualmente 4,7 milioni di positivi, 94 mila in Brasile, 47 mila in Messico per un totale di 5 milioni di casi e oltre 200 mila decessi in America Latina. A questi paesi seguono il Regno Unito con 46 mila e India 38 mila decessi. In Australia, nello specifico nello stato di Victoria, per evitare le proteste a causa del nuovo lockdown, chi violerà l’isolamento rischia una multa di 5.000 dollari.