La BCE è pronta a cambiare gli obiettivi di politica monetaria?
La presidente della BCE Christine Lagarde ha detto che un obiettivo di inflazione «al di sotto, ma vicino al 2%» era adeguato «a un periodo in cui la Bce stava cercando di affermare la propria credibilità e un’inflazione troppo alta era la principale preoccupazione». Oggi però, complice anche la pandemia, la situazione è ben diversa
di Matteo Buttaroni
«L’obiettivo principale del Sistema europeo di banche centrali […] è il mantenimento della stabilità dei prezzi». È quanto si legge nell’articolo 127 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, intorno al quale ruota la politica monetaria della Banca centrale europea, e sembra che la BCE si stia preparando ad un cambiamento della propria politica monetaria. Qualche giorno, fa, infatti, la presidente della BCE, Christine Lagarde – già direttrice del Fondo monetario internazionale – ha detto che la formulazione del consiglio direttivo dell’Eurotower, relativo ad un obiettivo di inflazione al di sotto, ma vicina al 2%, «era adeguata a un periodo in cui la Bce stava cercando di affermare la propria credibilità e un’inflazione troppo alta era la principale preoccupazione». Oggi, nella situazione attuale di bassa inflazione, ha proseguito Lagarde, «le preoccupazioni sono diverse e questo deve riflettersi nel nostro obiettivo d’inflazione».
La formula «al di sotto, ma vicina al 2%» è stata adottata nel 2003 modificando quella adottata nel 1998 che recitava «un aumento sui dodici mesi dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IAPC) per l’area dell’euro inferiore al 2 per cento». Nella quale non si specificava quindi che l’indice doveva essere però vicino al 2%.
Una precisazione che rende più ambizioso l’obiettivo, tanto che le parole pronunciate da Christine Lagarde potrebbero essere scaturite anche dal fatto che, fino ad oggi, i tentativi di raggiungere l’obiettivo dell’inflazione «vicina, ma non superiore al 2% nel medio periodo» sono stati vani, soprattutto se si considera che l’obiettivo da perseguire era quello di raggiungere tale livello «in tutti i Paesi dell’area».
Complice dell’ipotetico cambio di rotta che la BCE sta valutando è anche la pandemia di Covid-19, che ha avuto un impatto considerevole su tutti gli indicatori macroeconomici, compreso quello dei prezzi.
Dalle serie storiche dell’Eurostat si può infatti notare come da gennaio in poi l’inflazione abbia sempre rallentato, recuperando solamente qualche decimo di punto tra maggio e giugno, quando molti Paesi europei hanno cominciato ad allentare le misure restrittive messe in campo per limitare i contagi di coronavirus.
Che la BCE stia quindi pensando di ritornare sui propri passi, decidendo di togliere quel «vicino al 2%»? Attualmente è solo una tra le ipotesi. Come spiega il Sole24Ore ad oggi le visioni in campo sono tre: la prima, conservatrice, è quella secondo cui il target deve rimanere il 2%; la seconda è quella secondo cui l’obiettivo di inflazione deve essere innalzato; mentre secondo la terza, quella ribassista, bisogna tenere conto del tasso di interesse naturale, quindi se scende questo l’obiettivo di inflazione deve seguirlo.