Come sono cambiate le abitudini tecnologiche e online
Un diverso modo di approcciare alla tecnologia è osservabile già da tempo, ma l’attuale fase di incertezza legata alla pandemia e il precedente lockdown sembrano aver accelerato questi processi
di Redazione
Il lockdown, durante il quale la vita sociale, il lavoro e le relazioni si sono svolte per necessità quasi esclusivamente su internet, è stato l’incentivo per 24.300 persone per iniziare a navigare online, ma nel 2019 erano ancora quasi tre milioni e mezzo le famiglie italiane che non disponevano di collegamento ad internet. Di queste, sono 300 mila quelle in cui almeno un componente è occupato o uno studente e risulta privo del collegamento e impossibilitato a svolgere smart working o e-learning. Questa è la fotografia scattata nel terzo rapporto Auditel-Censis L’Italia post lockdown: la nuova normalità digitale delle famiglie italiane, che oltre a descrivere la situazione tecnologica in cui versa il paese al 2019, anticipa alcuni risultati del 2020, mostrando quanto il lockdown abbia ampliato la platea dei “connessi” in Italia.
Secondo il report, infatti, dopo la chiusura della maggior parte delle attività produttive sono aumentati sia il numero di italiani che si collegano alla rete, arrivati a 47 milioni e 200 mila, pari all’80,6% della popolazione con più di quattro anni, sia la frequenza dei collegamenti (poco più del 72% della popolazione con più di quattro anni si connette tutti i giorni), ma anche il numero dei device utilizzati, con un’inversione di tendenza durante i mesi di quarantena che vede un utilizzo maggiore dei device tradizionali.
Per quanto riguarda i dati del 2019 dal rapporto emerge che l’85,9% delle famiglie avevano la disponibilità della connessione ad internet, ma la percentuale variava molto tra (oltre) il 98% di quelle di livello socio-economico alto e il 59,5% di quelle con un livello socio-economico più basso. Sulla base della stessa variabile si nota la differenza tra le case che dispongono della banda larga: il 77% di quelle nella fascia medio alta e solo il 19,8% di quelle con livello socio-economico basso. Inoltre, già prima del lockdown gli italiani si mostravano abbastanza attivi nell’utilizzo dinamico dei device: circa sei milioni di italiani, che corrispondono circa al 10% del totale, si connettevano “ogni tanto” ad internet per seguire su altri schermi contenuti e programmi televisivi che andavano in onda contemporaneamente sulla televisione tradizionale, dato che è in crescita del 2,9% nell’ultimo anno.
Per quanto riguarda le anticipazioni dello studio sul 2020, quasi 17 milioni e mezzo di italiani, da luglio 2020, guardano contenuti video in streaming utilizzando siti specifici, sia a pagamento che gratuiti, mentre sono 11 milioni e 300 mila coloro che lo fanno più volte alla settimana.
Il rapporto mostra anche che, al netto dei device utilizzati, non sempre ottimali o della rete non sempre performante, gli italiani hanno provato le quotidiane attività di lavoro, studio e svago, in modalità online: il 31,7% delle famiglie italiane ha acquistato prodotti non alimentari su internet, il 20,8% ha svolto attività di studio a distanza, e per il 15,2% era la prima volta, mentre il 17,5% ha lavorato in smart working.