Il valore sociale dei consumi
Secondo il rapporto Censis-Confimprese il rilancio dei consumi è “una priorità assoluta”. Motivo per cui il periodo natalizio potrebbe rappresentare, in questo senso, una “deadline”
di Redazione
Il nuovo Dpcm ha aggiunto ancora restrizioni al fine di tenere la curva dei contagi sotto controllo e di “salvare il Natale”. Ed è proprio il Natale il limite temporale massimo per la tenuta psicologica degli italiani, secondo quanto emerge dal Rapporto Censis-Confimprese, Il valore sociale dei consumi, realizzato con il contributo di Ceetrus. Secondo la ricerca, pubblicata subito dopo l’emanazione del decreto, circa la metà degli italiani – il 49,7% – si dice disposta ad accettare le regole e le limitazioni della seconda ondata dell’epidemia solo perché è convinta che a breve arriverà una cura risolutiva o il vaccino. Nello specifico sono più predisposti e ottimisti i residenti al Sud, tra i quali la percentuale arriva al 55,2% e gli anziani, al 53,5%.
In generale quello che pervade gli italiani è un sentimento di stanchezza di fronte alla nuova ondata di restrizioni alla socialità e all’economia, soprattutto dopo gli sforzi fatti dalla maggior parte e le difficoltà economiche incontrate durante le prime fasi della pandemia: quasi quattro milioni di famiglie hanno già fatto ricorso a prestiti e aiuti da parte di familiari e amici, mentre il 60,3% delle persone più a basso reddito taglia i consumi per risparmiare soldi da utilizzare in caso di necessità, a fronte del 37,2% della media nazionale. Nonostante ciò, per quel che riguarda nello specifico la possibilità di un nuovo lockdown, per il 30% del campione la tutela della salute impone sacrificio e perciò è inevitabile la sofferenza economica, mentre per un 15% un lockdown costerebbe troppo ed il governo dovrebbe pensare a soluzioni alternative.
Ad accomunare quasi il 77% degli intervistati è però la convinzione che sostenere i consumi è una priorità per il benessere delle persone e per dare un supporto concreto all’economia in questa fase difficile. Quindi, come sottolinea il Rapporto, “se crollano i consumi, crolla l’Italia” e allora il Natale sarà uno spartiacque, una deadline, sia perché il governo punta molto sulla ripresa per tempo, sia perché nel periodo natalizio, restrizioni simili al lockdown attuato da marzo, farebbero sfumare 25 miliardi di euro di spesa delle famiglie italiane.
Con una nuova ondata di restrizioni, in aggiunta a quelle già vissute in primavera, a fine anno si stima un crollo dei consumi di un ammontare complessivo di 229 miliardi di euro, a cui si associa una potenziale riduzione fino a cinque milioni di posti di lavoro, con un costo, nello specifico per il retail, i 95 miliardi di euro in un anno. Se i consumi crollano, le ripercussioni non saranno solo economiche, ma anche sociali, crolla un “modello di vita” come lo definisce il Censis, infatti per il 79,4% degli italiani gli acquisti riflettono la propria identità e i propri valori. Sono un’affermazione di sé, della propria persona e della propria libertà, quest’ultima è sostenuta da oltre il 70% del campione, secondo cui i consumi sono un pilastro della libertà personale, comprare ciò che si vuole diventa un fattore di autodeterminazione.
Non solo autonomia individuale ed espressione di sé, per oltre il 57% degli italiani dalla libertà di acquistare beni e servizi dipende il benessere, non inteso in senso economico, ma come stato soggettivo.