La (lunga) crisi del trasporto aereo
Ovviamente il calo di passeggeri registrato quest’anno dipende in larga parte dalla pandemia e dai suoi effetti sull’intero settore
di Redazione
Dopo la lieve ripresa nei mesi estivi grazie alla ritrovata possibilità di spostarsi anche tra paesi europei e la bella stagione, gli aeroporti italiani registrano un nuovo importante calo dei passeggeri, il 69,7% in meno rispetto al 2019. Secondo il report mensile di Assaeroporti, Associazione Italiana Gestori Aeroporti, nel periodo marzo-settembre il sistema aeroportuale nazionale ha perso l’83% dei passeggeri, il 68% dei movimenti aerei e il 33% delle merci. In base ai dati emersi dal report, l’associazione stima che il 2020 potrebbe chiudersi con soli 58 milioni di passeggeri trasportati, il che equivale al 70% in meno rispetto all’intero 2019, durante il quale i passeggeri sono stati 193 milioni, con una conseguente contrazione del fatturato per i gestori di aeroporti di due miliardi di euro.
Il calo del numero di passeggeri e del numero di movimenti aerei riporta il settore ai livelli del 1995, quando viaggiare via aereo non era alla portata di tutti come oggi. Inoltre la mancanza di sostegno diretto al settore mette a rischio anche migliaia di posti di lavoro. Si stima che nelle compagnie aeree siano a rischio 1,3 milioni di posti di lavoro che, come reazione a catena, metterebbero a rischio altri 3,5 milioni di posti nell’intero settore aereo.
A livello europeo la situazione è altrettanto tragica, secondo l’Eurostat che ha recentemente pubblicato i dati dell’impatto del coronavirus sui passeggeri del trasporto aereo, nel secondo trimestre del 2020 c’è stato un calo del 96% del numero di passeggeri nei 19 Stati membri dell’UE che hanno messo a disposizione questi dati, rispetto allo stesso periodo del 2019. Nello specifico il crollo del numero dei passeggeri è stato praticamente totale in Spagna, dove con -61,6 milioni di passeggeri trasportati, in percentuale si arriva al -99%. Ma alte percentuali si hanno anche in Germania e Francia, dove in entrambi i paesi si è assistito ad una riduzione del 97% dei passeggeri, in Italia, dove l’Eurostat calcola il 98% in meno, come in Irlanda e Austria. Mentre al contrario in Norvegia, il numero dei passeggeri tra aprile e giugno si è ridotto “solo” del 90%.