La seconda ondata Covid frena la ripresa dell’economia europea
«L’attuale quadro previsivo è caratterizzato da una forte incertezza», avverte l’Istat
di Redazione
«L’attuale quadro previsivo è caratterizzato da una forte incertezza, soprattutto considerando la ripresa dei contagi in quasi tutti i paesi e dell’implementazione delle misure di lockdown. Tuttavia l’avvio della campagna di vaccinazione su scala europea dovrebbe generare un significativo miglioramento delle aspettative e un progressivo ritorno alla normalità. La progressiva implementazione delle politiche di investimento legate al piano Next Generation costituirebbe un ulteriore stimolo positivo. Inoltre, una “hard” Brexit, non regolamentata, potrebbe influenzare negativamente l’attività economica». Sono le previsioni di Istat, Ifo Institute e Kof contenute nell’ultimo Eurozone economic outlook, in cui viene rimarcato che la seconda ondata Covid frena la ripresa dell’economia europea.
Nel terzo trimestre, viene spiegato nella nota, il Pil dell’area dell’euro, dopo la flessione senza precedenti della prima metà del 2020, ha registrato una crescita più sostenuta di quanto previsto. Da maggio, il graduale allentamento delle misure di chiusura delle attività ha favorito la ripresa dell’economia: nel periodo considerato il Pil è aumentato del 12,5% (-11,7% nel secondo trimestre), pur rimanendo del 4,4% inferiore ai livelli registrati nel quarto trimestre 2019. Il recupero è stato caratterizzato da un aumento generalizzato che ha riguardato i consumi privati (+14%, -4,6% rispetto al quarto trimestre 2019), gli investimenti fissi lordi e le esportazioni (rispettivamente +13,4% e +17,1%). Il rimbalzo dell’attività è stato più incisivo tra i paesi che avevano registrato le contrazioni più ampie nel primo semestre: nel terzo trimestre il Pil ha segnato significativi aumenti in Francia, Italia e Spagna (rispettivamente +18,7%, +15,9% e +16,7%), e un rialzo più contenuto in Germania (+8,5%). Gli andamenti trimestrali sintetizzano, e in parte attutiscono, le forti fluttuazioni che hanno caratterizzato la dinamica degli indicatori mensili. La produzione industriale ha registrato un crollo a marzo e aprile per poi segnare un deciso rimbalzo fino a luglio e aumenti più contenuti nei mesi successivi.
Ma le nuove misure di contenimento implementate da novembre dai paesi, hanno determinato un rallentamento dell’attività economica. L’indicatore del clima economico (ESI), spiega l’Istat, è nuovamente diminuito a novembre, rimanendo nettamente al di sotto della sua media di lungo termine. Il calo della fiducia ha riguardato sia i consumatori sia le imprese e in particolare quelle dei servizi e del commercio al dettaglio mentre per il settore manifatturiero la riduzione è stata più lieve. La produzione industriale è aumentata a ottobre (+2,1% in termini congiunturali), supportata dal contributo positivo della Germania. Nei prossimi mesi, un inasprimento delle misure di contenimento condizionerebbe ulteriormente l’attività economica soprattutto nei servizi con effetti limitati nella manifattura. La produzione industriale è attesa aumentare dell’1,3% nel quarto trimestre in termini congiunturali per poi rallentare la crescita nel primo trimestre (+0,5%) chiudendo comunque il gap con la fase pre-COVID. In T2 si prevede una accelerazione congiunturale (+1,4%) mentre il favorevole confronto tendenziale risulta influenzato dai bassi livelli segnati nello stesso periodo del 2020.