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La “mappa” del rischio povertà in Europa

Il rischio di povertà ed esclusione sociale non coinvolge tutti allo stesso modo. In media i cittadini extracomunitari sono più vulnerabili rispetto ai nazionali, ma non è così in tutti i paesi europei

di Redazione

Le situazioni di disagio economico e rischio di povertà sono una costante di disuguaglianza soprattutto in periodi di crisi e incertezza lavorativa. Per essere considerati a rischio povertà ed esclusione sociale secondo l’Eurostat bisogna trovarsi in almeno una condizione tra: trovarsi sotto la soglia di povertà monetaria, essere in una situazione di grave deprivazione materiale, o vivere in famiglie a intensità di lavoro molto bassa. Essere in una situazione di rischio di povertà però non è quasi mai una condizione che ha a che fare solamente con l’aspetto economico, per questo motivo, anche nelle definizioni ufficiali, si accosta al termine di esclusione sociale, che in quanto tale rende più difficile la possibilità di crearsi occasioni per uscire dallo stato di indigenza monetaria. E alcuni soggetti sono strutturalmente più vulnerabili di altri.

Secondo l’Eurostat ad essere maggiormente esposti al rischio povertà ed esclusione sociale sono i cittadini extracomunitari, dai dati emerge infatti che nel 2019 il 45% di essi è stato valutato a rischio di povertà o esclusione sociale rispetto al 26% dei cittadini di altri stati membri dell’UE e al 20% dei cittadini nazionali.

Più nel dettaglio, a livello europeo, il rischio di povertà monetaria era circa il doppio per i cittadini stranieri in confronto ai cittadini nazionali, rispettivamente del 32% e del 15%, ed era particolarmente concentrato tra i cittadini stranieri non appartenenti all’Unione europea, dove la percentuale saliva al 38%. Mentre l’incidenza della deprivazione materiale grave è stata, anche se in misura molto minore, più del doppio tra i cittadini di paesi terzi, il 12%, rispetto ai cittadini comunitari e nazionale, in entrambi i casi al 5%. Invece, per quanto riguarda l’ultimo indicatore, solo il 7% dei cittadini comunitari viveva in famiglie con intensità di lavoro molto bassa, rispetto al 9% dei cittadini nazionali.

Per quanto riguarda l’analisi interna ai paesi, dai dati del report emerge che tra i paesi europei, a registrate il maggior rischio di povertà e esclusione sociale per i cittadini extracomunitari sono state la Svezia e la Grecia, in entrambe il livello è del 57%, seguite da Francia e Spagna, in tutti e due i paesi il rischio è per il 54% degli stranieri. Per quanto riguarda i cittadini comunitari, ma di atri stati membri, il tasso più alto si è registrato in Spagna, 44%, Grecia, 36% e Svezia, 32%. Quest’ultimo paese è anche quello in cui il rischio di povertà tra stranieri e nazionali è il maggiore, con una differenza di circa 45 punti percentuali.

All’opposto, per i cittadini nazionali, il rischio più elevato di povertà o esclusione sociale è stato osservato in Grecia, 31%, seguita da Romania, 28%, Bulgaria e Italia, rispettivamente 27 e 26%.

Particolare e degno di nota è invece il caso della Repubblica Ceca che fa registrare il più basso rischio di povertà e esclusione sociale indipendentemente dalla cittadinanza: il 10% per i cittadini extracomunitari, l’8% per i cittadini di altri stati membri dell’UE e l’11% per i cittadini nazionali, ma anche il caso simile della Bulgaria e della Polonia, paesi in cui i cittadini extracomunitari risultano meno esposti ai rischi rispetto a quelli nazionali.

 

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