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Produzione industriale: mai così male dal 2009

Il 2020 si chiude con una diminuzione rispetto all’anno precedente dell’11,4%, il secondo peggior risultato dall’inizio della serie storica

di Redazione

Mai così male dal 2009. La produzione industriale nel 2020, anno della pandemia, registra un crollo rispetto all’anno precedente, che è il secondo peggior risultato dall’inizio della serie storica dell’Istat. Ma procediamo con ordine. 

Nel mese di dicembre, l’Istat stima che l’indice destagionalizzato della produzione industriale diminuisca dello 0,2% rispetto a novembre. Nella media del quarto trimestre la flessione è dello 0,8% rispetto al trimestre precedente. L’indice destagionalizzato mensile mostra un aumento congiunturale sostenuto per l’energia (+1,8%) e un più modesto incremento per i beni intermedi (+1%), mentre diminuzioni contraddistinguono i beni strumentali (-0,8%) e, in misura più contenuta, i beni di consumo (-0,3%). Corretto per gli effetti di calendario, a dicembre 2020 l’indice complessivo diminuisce in termini tendenziali del 2% (i giorni lavorativi di calendario sono stati 21, contro i 20 di dicembre 2019). 

«Il 2020 – è il commento dell’Istat – si chiude con una diminuzione rispetto all’anno precedente dell’11,4%, il secondo peggior risultato dall’inizio della serie storica (che parte dal 1990), dopo la caduta registrata nel 2009. La flessione è estesa a tutti i principali raggruppamenti di industrie e, nel caso dei beni di consumo, è la più ampia mai registrata. Il progressivo recupero dopo il crollo di marzo e aprile ha subito una battuta d’arresto nei mesi recenti, impedendo il ritorno ai livelli produttivi precedenti l’emergenza sanitaria: nella media del quarto trimestre l’indice destagionalizzato è, infatti, ancora inferiore del 3,1% rispetto a febbraio 2020».

Si registra, prosegue poi la nota dell’Istat, un incremento tendenziale solo per i beni intermedi (+4,1%), mentre i restanti comparti mostrano flessioni, con un calo pronunciato per i beni di consumo (-9,8%) e meno marcato per gli altri aggregati (-2,1% per i beni strumentali e -0,7% per l’energia). 

I settori di attività economica che registrano i maggiori incrementi tendenziali sono la fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche (+10,9%), la fabbricazione di prodotti chimici (+7,5%) e la fabbricazione di apparecchiature elettriche (+6,8%). Al contrario, le flessioni maggiori si registrano nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-28,5%), nella fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-16,5%) e nella fabbricazione di prodotti farmaceutici di base e preparati (-10,9%).

 

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