Economia stagnante, l’incertezza rallenta la risalita
Deboli i consumi: le restrizioni e i diversi stili di vita condizionano le scelte delle famiglie
di Redazione
L’incertezza rallenta la ripresa e per questo l’inizio d’anno è caratterizzato da una fase dell’economia stagnante. L’Ufficio Studi Confcommercio, nell’ultimo numero della Congiuntura Confcommercio, segnala che «l’inizio del 2021 è caratterizzato da una completa stagnazione dell’attività economica, frutto, verosimilmente, di una prosecuzione della lenta ripresa della manifattura cui fa da contraltare un peggioramento della già critica situazione dei servizi di mercato».

Il quadro congiunturale, spiega l’Ufficio Studi Confcommercio, continua ad essere caratterizzato da una fase di profonda incertezza. In questo scenario la produzione industriale di dicembre ha fatto registrare un calo congiunturale dello 0,2%, al netto dei fattori stagionali, con una flessione dell’1,9% su base annua. Gli occupati di dicembre segnalano un calo dello 0,4% su novembre e dell’1,9 rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Il sentiment delle imprese del commercio al dettaglio ha registrato nel mese di gennaio, durante i primi saldi invernali, un calo dello 0,3% congiunturale, e una riduzione tendenziale del 17,3%. In linea con questa situazione si stima, per il mese di febbraio, un aumento congiunturale del PIL dello 0,1%, al netto dei fattori stagionali, dato che porterebbe ad una decrescita dell’8,3% rispetto allo stesso mese del 2020, confermando l’andamento stagnante già emerso a gennaio.
Consumi
Per quanto riguarda l’Indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) si osserva come in linea con quanto registrato da marzo dello scorso anno anche a gennaio l’andamento della domanda e le scelte delle famiglie siano fortemente condizionate dalle misure imposte per il contenimento della pandemia. L’indicatore dei consumi registra, nel confronto annuo, un calo del 12,9%, sintesi di riduzioni del 38% per i servizi e del 3,1% per i beni. L’evoluzione dei diversi segmenti di consumo, dunque, continua ad essere determinata non tanto dalle preferenze dei consumatori, ma dalle necessità imposte dallo stile di vita a cui ha costretto la pandemia. Come già avvenuto nei mesi precedenti sono i servizi legati alla mobilità ed alla fruizione del tempo libero quelli che hanno segnalato gli andamenti più negativi. Per molti segmenti i cali superiori al 50% sono diventati quasi la norma, rendendo sempre più concreta l’ipotesi di dover ricostruire, all’uscita dalla crisi sanitaria, un sistema produttivo fortemente depauperato. «Ricostruzione che non potrà essere immediata», scrive l’Ufficio Studi Confcommercio.
Debole “l’effetto saldi”
In forte difficoltà continuano a trovarsi anche alcuni segmenti della domanda relativa ai beni, che nel complesso hanno tenuto meglio rispetto ai servizi. In particolare per l’abbigliamento e le calzature anche la concomitanza con l’inizio dei saldi invernali non sembra aver rappresentato uno stimolo adeguato (-16,4% nel confronto con gennaio 2020). In decisa riduzione continua a risultare anche la domanda di carburanti (-16%) segmento che risente in misura di rilievo delle limitazioni alla mobilità.