La crisi sanitaria ha frenato la nascita di nuove imprese
Sono nate 63 mila imprese in meno tra marzo 2020 e lo stesso mese del 2021. È quanto emerge dalle ultime rilevazioni di Unioncamere-Infocamere.
di Redazione
Da marzo 2020, mese di inizio del primo lockdown, alla fine del primo trimestre del 2021 sono nate 63mila imprese in meno rispetto allo stesso periodo di un anno prima. È quanto emerge dalle ultime rilevazioni di Unioncamere-Infocamere, sui dati ufficiali relativi alla natalità e alla mortalità delle imprese italiane nel primo trimestre del 2021.

«Resta sui pedali anche nel primo trimestre dell’anno il tessuto imprenditoriale italiano – si legge nel report -. I dati della fine del mese scorso, a oltre un anno dall’inizio della pandemia, portano a 63mila la stima sulla mancata nascita di imprese da marzo 2020. Le incertezze dello scenario economico, tra attese sull’evoluzione della pandemia e prospettive di rilancio legate al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), influiscono anche sulle cancellazioni, in rallentamento».
Alla fine del primo trimestre del 2021, le cessazioni effettive rilevate sono state pari a 98.491 unità, un numero, spiega Unioncamere, che «anche sommato alle cancellazioni decise d’ufficio dalle Camere di commercio a seguito di una prolungata inattività delle imprese (di norma non considerato dalle rilevazioni Movimprese)», porterebbe il numero totale delle cessazioni a 106.598, lasciando in stagnazione il saldo tra iscrizioni e cessazione.
«Si tratta comunque di un valore di gran lunga inferiore rispetto alla serie dei primi trimestri degli ultimi dieci anni – conclude l’analisi -, tutti sempre chiusi in campo negativo, per cui è ragionevole stimare l’esistenza di una “platea nascosta” di imprese che in altre circostanze avrebbero già chiuso i battenti».