Nel 2020 crescono nell’UE le persone fuori dalla forza lavoro
L’Italia è il paese che presenta la percentuale più elevata. La tendenza è in rialzo sia per gli uomini che per le donne
di Redazione
Il mercato del lavoro ha registrato negli ultimi anni dei miglioramenti anche in termini di divari di genere, tuttavia restano evidenti le discrepanze tra la componente maschile e femminile, non si può escludere aggravate dalla più recente crisi sorta in relazione alla pandemia. Secondo i dati Eurostat, infatti, le donne continuano ad essere fuori dalla forza lavoro più degli uomini.
In generale la percentuale di persone al di fuori della forza lavoro come (sul totale della popolazione in età lavorativa, cioè nella fascia di età 15-64 anni), ha registrato nell’Unione europea un calo più o meno costante, passando dal 32,3% nel 2002 al 26,6% nel 2019. Nel 2020, però, si è registrato di nuovo un aumento, seppur contenuto, dello 0,5%, attestandosi al 27,1%. Le persone al di fuori della forza lavoro sono per definizione coloro che non sono occupati né disoccupati, non sono disponibili o non cercano lavoro per una serie di motivi, ad esempio perché sono iscritti a un corso di istruzione, si prendono cura di un familiare, sono pensionati, oppure a causa di una malattia o disabilità. Si può individuare una “zona grigia”, che comprende le persone non alla ricerca attiva di un impiego perché sfiduciate dalle condizioni socioeconomiche in un dato momento.
Come dicevamo, mentre la quota di donne e di uomini che si colloca al di fuori della forza lavoro ha mostrato un trend al ribasso durante il periodo 2002-2019, lo scorso anno si è registrata un’inversione di tendenza per entrambe le componenti. Per gli uomini, l’aumento (0,7%) è stato il più alto registrato dall’inizio della serie. Per quanto riguarda le donne l’incremento è stato di 0,4 punti percentuali, ma si è trattato del primo aumento dal 2002. Storicamente, la quota di donne al di fuori della forza lavoro è superiore a quella degli uomini, tuttavia il divario nell’UE era diminuito proprio a partire dal 2002 – quando era di 16,7 punti percentuali –, raggiungendo il punto più basso nel 2020 (10,7 punti percentuali).
Nel 2020, è l’Italia (35,9%) il paese che presenta la percentuale più elevata di persone al di fuori della forza lavoro rispetto alla popolazione totale in età lavorativa. Seguono la Croazia (32,9%), la Grecia (32,6%), il Belgio (31,4%) e la Romania (30,8%). Al contrario, le percentuali più basse si osservano in Svezia (17,5%), Paesi Bassi (19,1%), Estonia (20,7%), Germania (20,8%) e Danimarca (21%). Rispetto al 2019, i maggiori incrementi su base annua si registrano in Spagna e Italia (+1,6%), Irlanda (+1,4%), Portogallo (+1,2%) , Bulgaria e Grecia (+1%).