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La guerra in Ucraina vista dagli Stati Uniti

Le opinioni degli americani tra i timori legati al conflitto e le possibili conseguenze economiche

di Fabio Germani

Le recenti uscite pubbliche del presidente statunitense, Joe Biden, a proposito del leader russo, Vladimir Putin (già definito «criminale di guerra» e da ultimo «macellaio», poi, in conclusione del tour europeo della scorsa settimana, in Polonia, è giunto ad auspicare che non sia più al potere, dichiarazione che ha costretto la Casa Bianca e altri funzionari dell’amministrazione Usa a puntualizzare che Washington non lavora ad un cambio di regime in Russia), hanno creato scompiglio e qualche disappunto tra gli alleati europei, soprattutto quelli maggiormente impegnati in questi giorni nelle (complicatissime) relazioni diplomatiche con Mosca, tipo il presidente francese, Emmanuel Macron. Tornato negli Stati Uniti, Biden non ha rinnegato quanto affermato, ma ha ribadito quanto precisato dagli apparati americani e cioè che non è intenzione della sua amministrazione interferire in maniera diretta negli affari interni della Russia. Ma è chiaro che la guerra in Ucraina rappresenti per Biden un ulteriore tassello o, per meglio dire, ostacolo, nei primi anni da inquilino della Casa Bianca, in termini di incertezza e dunque economici nel mezzo di un quadro più generale non particolarmente gratificante, con gli indici di gradimento per il suo operato in graduale, ma costante calo. Tutto questo in un anno elettorale per il rinnovo del Congresso, le elezioni di metà mandato in programma a novembre. 

Nelle scorse ore Biden ha illustrato la sua proposta di budget federale per il 2023 che include, oltre a nuove misure per affrontare la fase post-emergenziale legata alla pandemia, un innalzamento delle tasse ai più ricchi, un aumento di 31 miliardi di dollari per le spese militari e anche un incremento di 32 miliardi per quelle da destinare alla sicurezza interna. Stando ad un recente sondaggio del Pew Research Center, l’approvazione per Biden è rimasta sostanzialmente invariata rispetto a gennaio. Attualmente, infatti, il 43% degli americani approva il suo lavoro di presidente, mentre il 55% disapprova. Nella media di FiveThirtyEight, l’indice di approvazione si attesta al 41,7% contro il 53,1%. 

Riguardo la gestione della crisi ucraina, una rilevazione Nbc registra che sette americani su dieci esprimono dubbi sulla gestione della guerra da parte del presidente Biden. In questo caso i dati differiscono da quelli del Pew Research Center secondo cui quasi la metà degli intervistati (47%) approva la risposta statunitense all’invasione russa dell’Ucraina (la discrepanza delle risposte può dipendere anche dai diversi periodi di riferimento: il sondaggio della Nbc è stato condotto dal 18 al 22 marzo ed è centrato principalmente su questioni di politica interna, quello del Pew dal 7 al 13 marzo espressamente sulle vicende legate alla guerra).

Restando sul capitolo Ucraina – quello che al momento ci interessa più da vicino –, il Pew Research Center osserva che circa un terzo degli americani (32%) sostiene che gli Stati Uniti stiano fornendo la giusta quantità di supporto a Kiev mentre combatte per contenere le offensive russe. Una quota maggiore, il 42%, afferma però che gli Stati Uniti dovrebbero fornire più supporto, mentre solo il 7% ritiene che se ne stia fornendo troppo. Inoltre quote quasi pari in entrambi gli elettorati – il 51% dei repubblicani e degli indipendenti di tendenza repubblicana e il 50% dei democratici e degli indipendenti di tendenza democratica – considerano l’invasione russa una «grande minaccia» per gli interessi degli Stati Uniti. Tale condizione spiega in buona parte il perché di un sostegno bipartisan ad una stretta collaborazione di Washington con gli alleati europei e sul mantenimento di severe sanzioni economiche ai danni di Mosca (repubblicani 85% e democratici 88%): in generale circa sei americani su dieci (63%) sono «fortemente» favorevoli a sanzioni severe. 

Un’ampia maggioranza, inoltre, si dice anche favorevole a mantenere un numero importante di forze militari statunitensi nei paesi della NATO vicini dell’Ucraina (77%), una posizione condivisa dal 75% dei repubblicani e dall’81% dei democratici. Ma il 62% si opporrebbe ad un’azione militare degli Stati Uniti anche in vista di un più che probabile, a quel punto, conflitto nucleare con la Russia. 

Quasi sette americani su dieci (69%), emerge ancora dall’indagine del Pew Research Center, sono favorevoli all’ammissione di migliaia di rifugiati ucraini negli Stati Uniti, ma i democratici sono più propensi dei repubblicani a dirlo (80% contro 57%). Infine l’istituto rileva un’ampia attenzione del pubblico all’invasione russa: circa sette adulti su dieci (69%) riferiscono di aver letto o sentito parlare «molto» dell’invasione russa. Quest’ultima non è una circostanza da dare sempre per scontata quando si osservano i trend dell’opinione pubblica statunitense. Ad esempio a gennaio appena il 23% riferiva di essere «molto» informato su quelli che all’epoca erano i primi movimenti militari russi al confine con l’Ucraina.

@fabiogermani

 

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