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Così il quadro economico internazionale

Lo scenario, spiega l’Istat, resta caratterizzato dall’incertezza legata alla guerra, dall’inflazione e dal cambio di intonazione della politica monetaria

di Redazione

Lo scenario internazionale resta caratterizzato dall’elevata incertezza legata all’evoluzione della guerra, dalla diffusione dell’inflazione trainata dalle quotazioni dei prodotti energetici (il brent a giugno ha superato i 120$ al barile) e dal cambio di intonazione della politica monetaria già in atto negli Stati Uniti e imminente nell’area euro, osserva l’Istat in riferimento al quadro internazionale nella Nota mensile sull’andamento dell’economia italiana diffusa lunedì 11 luglio 2022. Il commercio mondiale di merci in volume, aggiunge l’Istat, è cresciuto ad aprile dello 0,5%, recuperando solo parzialmente il calo del mese precedente (-0,9%), penalizzato dalla flessione delle esportazioni cinesi (-4,6%). Le prospettive per i prossimi mesi sono di un peggioramento, come indicato dal PMI globale sui nuovi ordinativi all’export di giugno che si è collocato per il quarto mese consecutivo sotto la soglia di espansione. 

Cina

In Cina, l’allentamento delle misure di lockdown ha migliorato le prospettive di crescita in tutti i settori produttivi con una intensità più marcata nei servizi come segnalato dagli indici PMI, tornati a giugno al di sopra del valore che indica l’espansione del comparto. Nello stesso mese, l’inflazione al consumo è accelerata al 2,5% in termini tendenziali (+2,1 a maggio), segnando la variazione più elevata in circa due anni, ma rimanendo ancora ben al di sotto degli obiettivi della banca centrale del 3%.

Stati Uniti

Negli Stati Uniti, a giugno la fiducia dei consumatori rilevata dal Conference Board ha registrato un ulteriore peggioramento, collocandosi sui minimi da febbraio 2021. Il risultato è legato delle preoccupazioni per l’inflazione crescente mentre le valutazioni sul mercato del lavoro restano positive. A partire da marzo, la Federal Reserve ha alzato i tassi di interesse, complessivamente di 150 punti base in tre sedute consecutive (25, 50, 75 punti base rispettivamente), per la prima volta da dicembre 2018 con l’obiettivo di contrastare il persistente e diffuso aumento dei prezzi (+8,6% a maggio i prezzi al consumo). Il rialzo dei tassi di interesse ha continuato a sostenere la quotazione del dollaro che, in media, a giugno è stato scambiato a 1,06 euro, stabile rispetto al mese precedente, rimanendo sui valori più elevati degli ultimi venti anni.

Eurozona

Nell’area dell’euro, prosegue l’Istat nell’analisi, a giugno si è rafforzata sia l’inflazione headline (8,6%) sia quella core (4,6%) che si sono collocate sui massimi dal 1998. L’evoluzione dei prezzi nei prossimi mesi dipenderà dalla persistenza delle pressioni legate alle commodity energetiche e alimentari e dalla velocità di trasmissione dello shock alla componente di fondo. A livello nazionale, in Francia l’indice complessivo è salito dal 5,8% al 6,5% e in Spagna dall’8,5% al 10%, mentre in Germania è sceso all’8,2% dall’8,7%, grazie alle misure governative di contenimento dei prezzi. È proseguito il miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro nel complesso dell’area: a maggio il tasso di disoccupazione ha segnato un’ulteriore marginale riduzione 6,6% (6,7% ad aprile) sintetizzando le contenute flessioni in Germania e Spagna (2,8% e 13,1% rispettivamente) e la stabilizzazione in Francia (7,2%). Nello stesso mese, le vendite al dettaglio nell’area sono aumentate marginalmente in termini congiunturali dopo la flessione del mese precedente (+0,2% da -1,4%). Le prospettive appaiono in peggioramento, A giugno, l’indice composito di fiducia economica ESI per il complesso dell’area euro è diminuito di un punto. La flessione è stata diffusa a tutti i principali paesi con un peggioramento più marcato per Germania e Spagna. Il calo della fiducia è stato più intenso tra i consumatori mentre tra le imprese si segnala un miglioramento sia nell’industria sia nei servizi.

 

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