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Il commercio estero e le attività internazionali delle imprese

La crescita dell’export nel 2021 interessa tutte le regioni italiane, a eccezione della Basilicata. Si conferma la presenza di un esteso segmento di “micro esportatori”

di Redazione

Nel 2021 il commercio mondiale di beni, misurato in dollari ed espresso a prezzi correnti, registra una crescita del 26,3% rispetto al 2020, superando ampiamente i livelli del 2019. Questo risultato, spiegano Istat e Ice nell’annuario statistico Commercio estero e attività internazionali delle imprese, è sintesi di un forte aumento dei volumi scambiati (+9,4%) e dei valori medi unitari (+15,5%). Anche il valore nominale dell’interscambio mondiale di servizi registra un deciso incremento (+16,8%) ma ad aumentare di più sono gli investimenti diretti esteri (+64,3%). In questo scenario di forte ripresa dell’economia mondiale dallo shock associato alla pandemia, l’Italia registra un aumento eccezionalmente ampio del valore in euro sia delle merci esportate (+18,2%) sia, più marcato, delle merci importate (+26,4%). La crescita più intensa delle importazioni rispetto alle esportazioni si traduce in una contrazione dell’avanzo commerciale (19,1 miliardi in meno rispetto al 2020) che, nel 2021, ammonta a 44,2 miliardi di euro. A contribuire alla riduzione del surplus commerciale è soprattutto la componente energetica; al netto di tale componente, l’avanzo si attesta a 89,3 miliardi nel 2021 da 85,7 miliardi del 2020. Nel 2021 la quota di mercato dell’Italia sulle esportazioni mondiali di merci (misurata in dollari) registra una lieve flessione, da 2,82% nel 2020 a 2,71%.

La quota dell’Italia sulle esportazioni mondiali è diminuita in misura più accentuata in alcune aree geografiche, in particolare Africa Settentrionale (da 6,41% a 6,16%), Unione europea (da 5% a 4,88%), Altri paesi africani (da 1,69% a 1,58%) e Asia Centrale (da 1,06% a 0,97%). Al contrario, incrementi della quota si rilevano per Medio Oriente (da 2,89% a 2,95%) e Oceania e altri territori (da 1,97% a 2%). Nel 2021 i flussi con l’estero di servizi registrano aumenti particolarmente ampi (+15,7% per le esportazioni, +19,1% per le importazioni). Dopo la fase di stallo globale causata dalla pandemia, gli investimenti diretti segnano una netta ripresa. Nel 2021, gli investimenti italiani all’estero sono pari a 14,7 miliardi. Quelli esteri in Italia ammontano a 12 miliardi, ma restano inferiori a quelli rilevati nei due anni precedenti al 2020. Germania e Francia si confermano nel 2021 i principali mercati di sbocco delle vendite di merci italiane, con quote pari, rispettivamente, al 13% e al 10,2% delle esportazioni nazionali. Come nel 2020, gli Stati Uniti si collocano al terzo posto tra i paesi partner, con una quota del 9,6%; seguono Svizzera (5,3%), Spagna (4,9%) e Regno Unito (4,5%). Tra i principali paesi, i mercati di sbocco più dinamici (incremento della quota sulle esportazioni nazionali superiore o uguale a 0,2 punti percentuali rispetto al 2020) sono Paesi Bassi e Spagna. 

Per quanto riguarda i raggruppamenti principali di industrie, nel 2021 il deficit nell’interscambio di prodotti energetici raddoppia, da -22,4 miliardi del 2020 a -45,1 miliardi del 2021, a causa dell’eccezionale aumento dei valori medi unitari all’import (+76,7%). Il saldo nell’interscambio di beni intermedi diventa negativo (-5,8 miliardi, da +5,9 miliardi nel 2020) mentre per gli altri raggruppamenti si registrano incrementi dei saldi positivi: +6,3 miliardi per i beni di consumo non durevoli, +6,1 miliardi per i beni di strumentali e +3,1 miliardi per i beni di consumo durevoli. Tra i gruppi di prodotti manifatturieri in cui l’Italia detiene nel 2021 le maggiori quote sulle esportazioni mondiali di merci si segnalano: materiali da costruzione in terracotta (24,46%); cuoio conciato e lavorato, articoli da viaggio, borse, pelletteria e selleria, pellicce preparate e tinte (14,44%); prodotti da forno e farinacei (13,01%); pietre tagliate, modellate e finite (12,72%); tubi, condotti, profilati cavi e relativi accessori in acciaio, esclusi quelli in acciaio colato (10,98%); articoli in pelle, escluso abbigliamento, e simili (10,70%) e bevande (9,37%). Rispetto al 2020 gli incrementi maggiori della quota sulle esportazioni mondiali si registrano per pietre tagliate, modellate e finite (da 11,28% a 12,72%), tabacco (da 6,27% a 7,63%) e navi e imbarcazioni (da 6,34% a 7,37%); i cali più ampi riguardano medicinali e preparati farmaceutici (da 5,16% a 4,34%) e cisterne, serbatoi, radiatori e contenitori in metallo (da 9,61% a 8,81%).

La crescita dell’export nel 2021 interessa tutte le regioni italiane, a eccezione della Basilicata. L’aumento delle esportazioni è molto marcato per l’Italia insulare (+46,4%), intorno alla media nazionale (+18,2%) per il Nord-ovest (+19,2%) e il Nord-est (+18,0%), più contenuto per l’Italia centrale (+15,3%) e, soprattutto, per l’Italia meridionale (+6,6%). La provenienza territoriale delle vendite sui mercati esteri si conferma fortemente concentrata nelle regioni del Centro-nord, da cui proviene l’88,8% dell’export nazionale, mentre il Mezzogiorno ne attiva il 9,9%. Nel 2021, la quota della Lombardia sulle esportazioni nazionali è del 26,3%; seguono Emilia Romagna (14%), Veneto (13,6%), Piemonte (9,6%) e Toscana (9,2%). Rispetto al 2020, l’incidenza sul totale dell’export nazionale aumenta per le ripartizioni dell’Italia insulare (da 2,5% a 3,1%) e dell’Italia Nord-occidentale (da 37,3% a 37,6%) mentre diminuisce per Italia meridionale (da 7,5% a 6,8%), Italia centrale (da 18,6% a 18,1%) e Italia Nord-orientale (da 33,2% a 33,1%).

Nel 2021, aggiunge ancora l’Istat, 136.025 operatori economici hanno effettuato vendite di beni all’estero (127.265 nel 2020). La loro distribuzione per valore delle vendite conferma la presenza di un esteso segmento di “micro esportatori”: 77.885 operatori presentano un ammontare di fatturato all’esportazione molto limitato (fino a 75 mila euro), con un contributo al valore complessivo delle esportazioni pari allo 0,3%. D’altra parte, 4.990 operatori appartengono alle classi di fatturato esportato superiori a 15 milioni di euro; questo segmento realizza il 72,8% delle vendite complessive sui mercati esteri.

 

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