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La “prima” campagna elettorale su TikTok

Anche la piattaforma social preferita dai più giovani diventa ora centrale in vista del voto del 25 settembre

di Fabio Germani

C’è stato un tempo in cui, soprattutto nei periodi di campagna elettorale, le analisi sull’impatto dei social media sull’esito di un voto si sprecavano. C’è stato, perché con il passare degli anni, mano a mano che diventava consuetudine, lo studio delle metriche è diventato soprattutto appannaggio di addetti ai lavori, mentre altre questioni hanno interessato più da vicino l’opinione pubblica, ad esempio la diffusione di fake news che proprio l’uso massiccio dei social e una costante presenza online hanno contribuito ad alimentare. Oggi una campagna elettorale non può prescindere dalle dinamiche in rete, diventate routine. Ma la tecnologia avanza e non mancherà occasione, ancora in futuro, di osservare nuovi fenomeni. In attesa di assistere ai primi comizi nel metaverso, possiamo intanto accontentarci dell’utilizzo, nuovo per la politica, di TikTok

Photo by Solen Feyissa on Unsplash

Quella che ci sta conducendo alle elezioni del 25 settembre, infatti, potrebbe essere definita la prima campagna elettorale su TikTok. Quest’ultimo – riassunto estremamente sintetico per i meno avvezzi – è un social network cinese fondato nel 2016, divenuto famoso tra i più giovani (spesso teeenager) a livello globale, in particolare per i contenuti potenzialmente virali in formato video, ricettacolo di balletti e gattini o sketch comici. Giorgia Meloni, Carlo Calenda, Matteo Salvini e Giuseppe Conte (ai quali presto dovrebbe aggiungersi addirittura Silvio Berlusconi) sono tra i politici italiani “sbarcati” sul social network di recente e che già possono contare su un ingente seguito. Si trattava con ogni probabilità di una mossa attesa, dato l’enorme successo di TikTok, così esteso da “costringere” altri competitor – su tutti Instagram – a “ridisegnare” l’algoritmo nei processi di selezione dei contenuti che compaiono nelle timeline degli utenti, trasformandoli perciò – non senza polemiche – in luoghi più simili al social cinese. 

Perlopiù i contenuti pubblicati dai politici vanno dal chiarimento della propria posizione su alcune specifiche questioni o punti dei programmi all’illustrazione degli impegni di giornata (come le visite ad una o più città), ulteriore ponte di collegamento tra le attività e le iniziative elettorali e i cittadini/sostenitori. Fatto sta che la campagna elettorale ha “imposto” alla stessa società cinese di prendere misure in chiave anti-fake news. È stato dunque annunciato un “centro elezioni”, «con l’obiettivo di aiutare chi interagisce con contenuti in materia elettorale ad attingere a fonti e informazioni affidabili», come le informazioni sulle modalità di voto fornite da fonti istituzionali. Inoltre, TikTok «applica una policy che non consente annunci politici a pagamento mentre le Linee Guida della Community proibiscono contenuti che presentino disinformazione elettorale, abusi, comportamenti d’odio ed estremismo violento». 

Anche negli Stati Uniti – ma in generale non mancano i leader internazionali – negli ultimi mesi è cresciuto il numero di politici su TikTok in vista delle elezioni di metà mandato per il rinnovo del Congresso in programma a novembre. Stando ad un’indagine del Pew Research Center diffusa a settembre 2021, poco meno della metà dei cittadini adulti statunitensi (48%) afferma di ricevere notizie attraverso i social media “spesso” o “a volte”, in leggero calo rispetto al 2020 (che fu un anno elettorale particolarmente sentito oltreoceano). Sebbene in diminuzione dal 36% al 31%, Facebook rimane il social più consultato, in quello che è un mix di aggregatore di notizie e filo diretto con i politici o candidati. Il 22%, invece, afferma di reperire regolarmente informazioni su YouTube. Twitter e Instagram sono utilizzati allo scopo rispettivamente dal 13% e dall’11% degli americani. Più staccati altri social, tra cui TikTok che si attesta al 6%. È tuttavia probabile che l’utilizzo del social network da parte di alcuni politici sia indirizzato a “conquistare” una porzione rilevante di futuro elettorato se consideriamo che, in compenso, circa il 67% degli adolescenti statunitensi afferma di utilizzare TikTok, a scapito di altre piattaforme quali, appunto, Facebook. 

In Italia, dati Audiweb (via DataMediaHub), a marzo 2022 gli utenti unici mensili di TikTok si sono attestati a circa 14,8 milioni. «Pari al 33,4% – scriveva DataMediaHub – di tutti coloro che hanno utilizzato Internet in Italia, e più del 38% di chi ha utilizzato i social nel mese di marzo. E in crescita del 20,3% rispetto al mese precedente, e di ben il 66,3% in dodici mesi, da aprile 2021 quando Audiweb ha iniziato a rendere disponibili pubblicamente i dati su TikTok». Il potenziale di TikTok è stato di recente osservato in occasione di un evento sportivo, quando Dazn e la Roma hanno permesso agli utenti di vedere (gratuitamente) sulla piattaforma per la prima volta una partita – l’amichevole del 7 agosto con lo Shakhtar Donetsk – di una squadra di Serie A. Insomma, che la campagna elettorale passi ora anche per TikTok appare cosa normale, ma ci sono da considerare alcune variabili fondamentali per la buona riuscita di una strategia efficace sul social network, a partire dall’individuazione del target di riferimento. 

Aggiornamento 1 settembre 2022

Anche Silvio Berlusconi, Matteo Renzi e il Partito democratico hanno aperto i rispettivi canali TikTok.

@fabiogermani

 

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