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Imprese pessimiste sulla situazione economica generale

L’incertezza e l’aumento dei prezzi i principali motivi alla base del peggioramento dei giudizi. Restano infatti elevate le attese di inflazione

di Redazione

Nel 2019, l’incremento dei prezzi dei beni energetici avrebbe determinato un Mol (margine operativo lordo) negativo per oltre 355 mila imprese, pari all’8,2% del complesso del sistema produttivo. Di queste, oltre 307 mila nel comparto dei servizi (9,1%), 47.600 circa nell’industria (5,4%), per un totale di 3,4 milioni di addetti coinvolti (20,1%; oltre 2,5 milioni nei servizi, più di 854 mila nell’industria). A spiegarlo è l’Istat in un focus dedicato proprio all’impatto degli aumenti dei prezzi energetici sui margini delle imprese, in una simulazione contenuta nell’ultima Nota sull’andamento dell’economia italiana e realizzata sulla base dei dati del sistema produttivo relativo al 2019. Peraltro, aggiunge l’Istat, non si tratterebbe di imprese di dimensioni trascurabili: nel 2019 tali unità impiegavano in media 17,9 e 8,3 addetti rispettivamente nell’industria e nei servizi, con dimensioni medie superiori di tre e 2,4 volte alle rispettive medie di comparto.

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Quello dell’aumento dei prezzi è un problema avvertito in maniera diffusa, tanto dalle imprese, appunto, quanto dalle famiglie consumatrici. Ad agosto,  ci informa a tale proposito l’Istat, è proseguita la crescita per i prezzi alla produzione del mercato interno (+50,5% la variazione tendenziale) spinti in prevalenza dai prezzi degli energetici. Anche il raggruppamento dei beni di consumo ha riportato un ulteriore rialzo dei prezzi (+10,4% ad agosto in termini tendenziali). E la diffusione del processo inflazionistico appare influenzare anche le aspettative sui prezzi di imprese e famiglie che hanno mostrato un aumento a settembre. 

Con riferimento alle imprese, anche la recente indagine della Banca d’Italia sulle aspettative di inflazione e crescita non lascia sperare granché. Secondo l’indagine condotta tra il 25 agosto e il 15 settembre 2022 tra le imprese italiane dell’industria e dei servizi con almeno 50 addetti, nel terzo trimestre sono ulteriormente peggiorati i giudizi sulla situazione economica generale. Il pessimismo delle imprese sulle proprie condizioni operative nei prossimi tre mesi si è acuito, informa Bankitalia, continuando a riflettere principalmente l’incertezza imputabile a fattori economici e politici e l’andamento dei prezzi delle materie prime. Per quasi un terzo delle aziende, le difficoltà legate al costo dell’energia sono state maggiori che nel trimestre precedente. L’impulso della domanda, che aveva sostenuto l’attività negli ultimi trimestri, è venuto meno e le attese delle imprese non ne prefigurano una ripresa nei prossimi mesi.

Al peggioramento dei giudizi sulle condizioni per investire – prosegue l’analisi della Banca d’Italia, che appare in linea con quella dell’Istat – si è associata una moderata revisione al ribasso dei piani di investimento per il 2022 da parte delle imprese industriali in senso stretto e dei servizi, che tuttavia continuerebbero ad accrescere la spesa. L’espansione dell’occupazione dovrebbe invece proseguire, sebbene a ritmi più contenuti. Le attese sull’inflazione al consumo sono ulteriormente aumentate, superando il 6% sui 12 mesi e attestandosi su valori intorno al 5% anche sugli orizzonti più distanti (a due anni e tra tre e cinque anni). Allo stesso modo la dinamica dei prezzi praticati dalle imprese si è rafforzata e rimarrebbe sostenuta nei prossimi 12 mesi, sospinta dai rincari degli input produttivi e dalle più elevate attese di inflazione. 

 

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