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In ripresa matrimoni e unioni civili, ma non ai livelli pre-pandemia

Le prime nozze risultano in aumento dopo il crollo del 2020, mentre le Unioni civili sono più diffuse nel Nord-ovest

di Redazione

Nel 2021 i matrimoni sono stati 180.416, quasi il doppio del 2020. La crescita non ha colmato la perdita dell’anno della crisi pandemica che, con la celebrazione di 96.841 matrimoni soltanto, aveva portato ad un calo pari a -47,4% rispetto al 2019. È quanto emerge dal report dell’Istat su Matrimoni, unioni civili, separazioni e divorzi con anno di riferimento il 2021. «Continua la tendenza alla diminuzione della nuzialità che si osserva in Italia da oltre quarant’anni. La transizione alla vita adulta – spiega l’Istat al riguardo – segue percorsi molto diversi rispetto al passato, quando il motivo prevalente di uscita dal nucleo di origine era legato alla necessità di formare una nuova famiglia attraverso le nozze».

Foto di Beatriz Pérez Moya su Unsplash

I primi matrimoni (142.394 nel 2021, 78,9% dei matrimoni totali), più che dimezzati nel 2020 rispetto al 2019, riprendono a salire fino a sfiorare i livelli registrati prima della pandemia (-2,6% rispetto al 2019). A crescere sono soprattutto le prime nozze con sposo e sposa in età tra 30 e 34 anni (rispettivamente +140,9% e +148,5%), le classi di età più penalizzate nell’anno della pandemia. La diminuzione dei primi matrimoni è speculare alla progressiva diffusione delle libere unioni (convivenze more uxorio), ii più che triplicate tra il biennio 2000-2001 e il biennio 2020-2021 (da circa 440 mila a un milione e 450mila). L’incremento, osserva dunque l’Istat, è da attribuire soprattutto alle libere unioni di celibi e nubili. Risultano in aumento anche le seconde nozze, mentre più di un matrimonio su due viene celebrato con rito civile. La quota dei matrimoni civili osservata nel 2020 (71,1%) aveva registrato un eccezionale aumento a causa delle misure di contenimento dell’emergenza sanitaria, che hanno colpito soprattutto le celebrazioni con rito religioso. Nel 2021 tale quota si ridimensiona (54,1%), riallineandosi all’andamento crescente osservato negli anni pre-pandemici (52,6% nel 2019). Il rito civile è chiaramente più diffuso nelle seconde nozze (95%).

Negli ultimi due decenni, spiega inoltre l’Istituto nazionale di statistica, il netto ridimensionamento numerico delle nuove generazioni, dovuto alla fecondità bassa e tardiva osservata a partire dalla metà degli anni Settanta, ha prodotto un effetto strutturale negativo sui matrimoni così come sulle nascite: «Man mano che queste generazioni, molto meno numerose di quelle dei loro genitori, entrano nella fase della vita adulta si riduce infatti la

numerosità della popolazione in età da matrimonio e, di conseguenza, a parità di propensione a sposarsi, cala il numero assoluto di nozze». La continua diminuzione delle celebrazioni nel lungo periodo non è risultata esente da oscillazioni di carattere congiunturale, riferisce ancora l’Istat. Per esempio, nel 2000 è stato osservato un aumento dei matrimoni da collegare al desiderio di celebrare le proprie nozze all’inizio del nuovo millennio. All’opposto, nel triennio 2009-2011, il calo è stato particolarmente accentuato e dovuto al crollo delle nozze dei cittadini stranieri, scoraggiati sia dalle modifiche legislative volte a limitare i matrimoni di comodo sia dall’impatto della crisi del 2008.

Il 5 giugno 2016, ricorda ancora l’Istat, è entrata in vigore la legge che ha introdotto in Italia l’istituto dell’unione civile tra persone dello stesso sesso. Nel corso del secondo semestre 2016 si sono costituite 2.336 unioni civili, un numero particolarmente consistente che ha riguardato coppie da tempo in attesa di ufficializzare il proprio legame affettivo. Al boom iniziale ha fatto poi seguito una progressiva stabilizzazione. Nel 2021 sono state costituite 2.148 unioni civili tra coppie dello stesso sesso presso gli Uffici di Stato Civile dei Comuni italiani, che con un aumento del 39,6% rispetto al 2020 (anno di generale contrazione) tornano sostanzialmente ai livelli del 2019 (2.297 unioni civili). Il 34,5% delle unioni civili è nel Nord-ovest, seguito dal Centro (27,2%). Tra le regioni in testa si posiziona la Lombardia con il 21,8%, seguono Lazio (13,8%) ed Emilia-Romagna (10,1%). Considerando i tassi per 100 mila residenti, la Toscana si colloca al primo posto (5,6 per 100 mila), seguita dal Lazio (5,2) e dalla Lombardia (5). Emerge con particolare evidenza, aggiunge infine l’Istat, il ruolo attrattivo di alcune metropoli. Nel 2021 l’8,5% delle unioni civili si è costituito nel comune di Roma e il 6,6% in quello di Milano. Si conferma anche nel 2021 la prevalenza di unioni tra uomini (1.225 unioni, il 57,0% del totale), pur se in diminuzione rispetto sia all’anno precedente (62,4%), sia all’anno pre-pandemico (62,2%). La ripartizione con la più alta incidenza delle unioni tra uomini è il Sud (59,3%) mentre tra le regioni spicca l’Umbria (68,6%).

 

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