Commercio: così sono cambiati i consumi degli italiani
Confcommercio rileva in uno studio il boom di prodotti tecnologici. Nel 2024 spesa sopra i livelli pre-pandemia, ma ancora lontana dal picco del 2007
di Redazione
Come sono cambiate le abitudini di consumo degli italiani? Un lavoro dell’Ufficio Studi Confcommercio dà una risposta. Dopo aver analizzato i consumi dal 1995 al 2024, il rapporto registra un calo delle voci di spesa considerate più tradizionali – alimentari (-10,6%), abbigliamento (-3,9%), mobili ed elettrodomestici (-3,5%) – e un boom per la telefonia e i prodotti tecnologici. La crescita della spesa pro capite raggiunge oltre il 6.500% per i telefoni e il 962% per i computer.
Vanno bene anche i servizi ricreativi e culturali: in questo caso, l’incremento è stato del 90%. Nello studio si sottolinea anche che la spesa per consumi delle famiglie nel 2024 raggiunge una media di 21.778 euro pro capite, superiore ai livelli pre-Covid, ma ancora di 138 euro al di sotto del picco toccato nel 2007.
Entrando più nel dettaglio dello studio dell’Ufficio Studi Confcommercio, viene rilevato come la spesa per consumi delle famiglie residenti abbia registrato, a partire dal 2008, andamenti che, nel complesso, hanno determinato una progressiva riduzione dei volumi acquistati. Nel 2023 si è completato il recupero dei livelli pre-pandemici, tuttavia rimane ancora difficile tornare ai consumi dei 2007, osserva Confcommercio. Nonostante la stima di una moderata crescita anche nel 2024 – si legge nello studio – la spesa per abitante, tenendo, quindi, conto dei mutamenti intervenuti sul versante della popolazione residente in riduzione da alcuni anni, a prezzi costanti sarà, infatti, inferiore di quasi 200 euro.
Inoltre, l’Ufficio Studi Confcommercio rileva che in un arco temporale di quasi trent’anni, al netto dell’esplosiva crescita della telefonia, solo i consumi legati alla fruizione del tempo libero presentano, in termini quantitativi, una progressiva tendenza all’incremento. I segmenti di consumo più dinamici si confermano, in questa funzione, i prodotti audiovisivi e multimediali e i servizi ricreativi e culturali per i quali, nonostante la crisi del 2020, già nel 2023 i volumi acquistati erano superiori a quelli del 2019.
Sebbene venga evidenziato il recupero degli ultimi anni, testimoniato anche dai continui record di presenze, le spese per i viaggi e le vacanze e i pasti e le consumazioni fuori casa non sono riuscite a compensare le perdite accumulate durante la pandemia. Per questi segmenti di consumo l’indice, che pone il 1995 a base 100, pur evidenziando un valore superiore a quello del 2007, a conferma dell’importanza che rivestono queste spese per i consumatori, è atteso attestarsi – afferma Confcommercio – nell’anno in corso su un livello inferiore al 2019.