Raccomandata Agenzia Entrate: cartella o intimazione in arrivo | la busta che può far partire pignoramenti
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Quando nella cassetta della posta arriva una raccomandata dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione, quasi sempre si tratta di una cartella di pagamento o di un’intimazione: due atti ufficiali che, se ignorati, possono attivare pignoramenti su conto, stipendio, auto o immobili.
La cartella di pagamento è il documento attraverso cui l’Agenzia delle Entrate-Riscossione comunica un debito ormai iscritto a ruolo. La guida ufficiale spiega che contiene quattro elementi chiave: l’ente creditore (come INPS, Comuni o l’Agenzia delle Entrate), l’imposta o il contributo non versato, le sanzioni e gli interessi maturati. Vengono inoltre indicati i codici tributo e il totale aggiornato da saldare, con tutte le modalità di pagamento disponibili.
Il problema è che molti contribuenti non conoscono i tempi previsti dalla legge: entro 60 giorni dalla notifica la cartella deve essere pagata, rateizzata o contestata. Superata questa finestra temporale, il debito diventa immediatamente esigibile e l’Agente della riscossione può procedere con misure molto invasive.
Cartella, intimazione e atto esecutivo: cosa contiene la raccomandata
La raccomandata può contenere principalmente due atti. La cartella di pagamento è il primo livello: viene inviata quando un tributo o una sanzione non è stato versato nei termini. Oltre al dettaglio del debito, la cartella spiega come chiedere una rateizzazione fino a 120 rate o come presentare istanze di sospensione se si ritiene che non sia dovuta.
Molto più grave è l’intimazione di pagamento. Questo documento arriva quando una cartella non è stata saldata entro i 60 giorni. L’Agenzia, in questo caso, concede ulteriori 5 giorni per pagare. Terminato questo termine, la legge autorizza l’avvio immediato delle procedure esecutive: pignoramento del conto corrente, blocco dell’auto tramite fermo amministrativo, iscrizione di ipoteca sugli immobili o trattenute dirette su stipendio e pensione. L’intimazione è quindi l’ultimo avviso prima dell’intervento forzoso.

Cosa fare appena arriva la busta: verifiche, rate e sospensioni
La prima azione è accedere all’area riservata del portale dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione per controllare il dettaglio del debito, verificare eventuali incongruenze e scaricare una copia digitale dell’atto. Da qui è possibile richiedere una rateizzazione, che sospende ogni azione esecutiva finché il piano viene rispettato.
È importante sapere che alcuni debiti possono essere sospesi: per esempio, se sono già stati pagati, se sono prescritti, se si ritiene che l’ente creditore abbia commesso un errore o se una sentenza li ha annullati. In questi casi il contribuente può presentare una domanda di sospensione allegando la documentazione necessaria. Ignorare la raccomandata significa invece lasciare campo libero a pignoramenti che possono colpire in pochi giorni.
