Inps, arrivata la comunicazione che tutti aspettavano: c’è l’aumento sulla pensione | Chi è nato in questi anni può festeggiare
Pensioni-T-mag.it (Fonte:Pexels)
Nel 2026 una parte dei pensionati con assegni molto bassi potrà contare su circa 155 euro in più al mese: l’aumento riguarda soprattutto chi è nato tra il 1955 e il 1960 e rientra nell’incremento al milione, la maggiorazione pensata per gli anziani con redditi più fragili.
L’ultima legge di Bilancio ha messo mano a uno degli strumenti meno conosciuti del sistema previdenziale, ma tra i più importanti per chi vive con pensioni minime o poco sopra. Accanto alla rivalutazione ordinaria – che porta la pensione minima 2026 intorno ai 611,85 euro – viene infatti potenziato l’incremento al milione, la maggiorazione che da anni integra gli assegni degli over con redditi molto ridotti. Il risultato, per chi rientra in tutti i requisiti, è un assegno complessivo che si avvicina alla soglia dei 770 euro al mese.
Non si tratta di un aumento per tutti, ma di una misura mirata. L’incremento è legato a condizioni precise: importo della pensione, reddito complessivo, età anagrafica e anni di contributi versati. La novità del 2026 è che entra in gioco per la prima volta una nuova fascia di pensionati, quelli nati tra il 1955 e il 1960, che grazie all’età raggiunta e alla contribuzione maturata potranno accedere alla maggiorazione piena o parziale.
Come funziona l’aumento di 155 euro: pensione minima e incremento al milione
L’incremento al milione nasce all’inizio degli anni Duemila per far salire i trattamenti più bassi all’equivalente del “vecchio milione di lire”. Oggi la logica è la stessa, ma gli importi sono aggiornati. Nel 2026 la pensione minima viene rivalutata dell’1,4%, attestandosi a circa 611,85 euro. Su questo importo agisce la maggiorazione: la legge ha previsto 20 euro in più rispetto al 2025, portando la quota aggiuntiva mensile intorno ai 155 euro.
Per chi possiede i requisiti, la somma tra pensione minima e incremento al milione porta l’assegno complessivo a sfiorare i 770 euro al mese. La maggiorazione, però, non riguarda solo le pensioni previdenziali: può essere riconosciuta anche su alcune prestazioni assistenziali, come l’assegno sociale e la pensione di inabilità civile al 100%. Quando l’importo di partenza è più alto del minimo, l’incremento non sparisce ma viene riconosciuto in misura ridotta, calcolato con una formula che colma la distanza fino alla nuova soglia di riferimento.

Chi prende davvero i 155 euro in più: anni di nascita, requisiti e domanda
Il cuore della novità è anagrafico. L’incremento al milione è legato all’età: in via ordinaria scatta a 70 anni, ma il requisito si abbassa di un anno ogni cinque anni di contribuzione versata, con un limite minimo di 65 anni (esclusi i casi particolari di inabilità civile, dove la soglia è più bassa). Nel 2026, incrociando questi paletti con le nuove regole, la platea si allarga ai nati tra il 1955 e il 1960, che per la prima volta rientrano pienamente nella finestra dell’aumento.
Per ottenere la maggiorazione è necessario avere una pensione inferiore al nuovo minimo o, comunque, sotto la soglia dei 770 euro circa, oltre a rispettare limiti di reddito personale e coniugale aggiornati annualmente. L’aumento non arriva in automatico: va richiesto tramite patronato o attraverso i servizi online dell’Inps, utilizzando il consulente digitale delle pensioni. Chi è già titolare di trattamenti molto bassi e ha compiuto l’età giusta, nel 2026 può quindi vedersi riconoscere fino a 155 euro mensili in più, alleggerendo una situazione economica spesso al limite.
Per molti pensionati nati nella seconda metà degli anni Cinquanta questa misura rappresenta il primo vero scatto verso un importo più dignitoso. Controllare anno di nascita, importo dell’assegno e redditi complessivi, e attivarsi per la domanda, può fare la differenza tra rimanere fermi alla sola pensione minima o sfruttare l’occasione offerta dalle nuove regole 2026.
