I re della pelletteria italiana a rischio chiusura: licenziamento nell’aria per 221 famiglie | Scattato l’allarme
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Per Aeffe, gruppo simbolo della moda e della pelletteria italiana, si apre il capitolo più buio: 221 esuberi su 540 dipendenti, 221 famiglie con il fiato sospeso.
Quella che per anni è stata una delle vetrine più brillanti del made in Italy della pelletteria e dell’alta moda, oggi fa i conti con numeri da brivido. Aeffe, il gruppo che controlla marchi come Alberta Ferretti, Moschino e Pollini, ha avviato una procedura di licenziamento collettivo che coinvolge 221 lavoratori tra la sede storica di San Giovanni in Marignano e gli uffici di Milano. Un taglio che pesa come un macigno su un totale di appena 540 addetti.
Gli esuberi si traducono in 81 posti a rischio nel riminese e 140 nel capoluogo lombardo, cioè là dove si progetta, si disegna, si coordina una fetta importante della moda italiana. I sindacati parlano apertamente di situazione allarmante e ricordano che la crisi dell’azienda non è arrivata all’improvviso, ma è il risultato di anni di vendite in calo, margini erosi e costi sempre più difficili da sostenere in un mercato internazionale iper-competitivo.
Dalla composizione negoziata ai tagli: come si è arrivati a questo punto
Il campanello d’allarme era già suonato quando Aeffe aveva chiesto l’accesso alla composizione negoziata della crisi d’impresa, sia per la capogruppo sia per Pollini. La Camera di commercio ha nominato un esperto indipendente incaricato di cercare una via di risanamento e di verificare se i conti potessero essere rimessi in ordine senza sacrificare l’ossatura industriale. Nel frattempo, però, il tempo è passato e la cura si è trasformata in terapia d’urto.
I sindacati raccontano mesi di confronti serrati con l’azienda e con i ministeri competenti, dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy a quello del Lavoro. Si sono valutati ammortizzatori sociali, cassa integrazione straordinaria, strumenti per diluire l’impatto sui lavoratori. Ora, però, sul tavolo c’è una procedura formale di licenziamento collettivo, con una scadenza che cade a ridosso del Natale, rendendo ancora più pesante il clima dentro e fuori gli stabilimenti.

Un colpo al cuore del made in Italy: cosa rischiano le 221 famiglie
Pensare che proprio i re della pelletteria italiana possano lasciare a casa oltre duecento persone è il segnale di un malessere che va oltre un singolo marchio. La filiera della moda, soprattutto nei distretti storici, vive di competenze accumulate in decenni: modellisti, addetti alla produzione, impiegati specializzati che difficilmente troveranno alternative equivalenti a pochi chilometri da casa.
Per le 221 famiglie coinvolte, il rischio non è solo perdere uno stipendio, ma veder svanire un intero pezzo di identità professionale. I sindacati chiedono di usare fino in fondo ogni strumento possibile per ridurre gli esuberi e accompagnare chi dovrà uscire verso soluzioni, non verso il vuoto. L’allarme è scattato, e non riguarda solo Aeffe: se un gruppo di questo peso fatica a restare in piedi, la domanda è cosa ne sarà, domani, di tutto quel tessuto di piccole imprese che da sempre vive all’ombra – preziosa – dei grandi nomi della pelletteria italiana.
